Dopo trent’anni di progressiva riduzione, l’estensione dei ghiacci sull’Oceano Artico sarebbe tornata agli stessi valori del 1979. Lo afferma il Centro di ricerca sul clima artico della University of Illinois, sulla base di rilevamenti via satellite. Si tratta, ovviamente, di un’estensione orizzontale. Poco sappiamo di quella verticale. Pare anzi che lo spessore dei ghiacci che si sono riformati intorno al Polo Nord, in questo inverno particolarmente freddo ma con pochi venti, sia piuttosto sottile.
Sembra un segnale in controtendenza. Fino allo scorso settembre i ghiacci artici erano in così rapida ritirata da consentire nuove rotte di navigazione alle navi e da mettere in serio pericolo la sopravvivenza di molte specie, compreso l’orso polare. In realtà siamo nell’ambito delle normali fluttuazioni del clima. I ghiacci artici si formano in inverno e si sciolgono d’estate. In un inverno favorevole, come quest’anno, se ne formano di più. Ciò non ha poco a che vedere con il cambiamento del clima globale, che riguarda i periodi lunghi.
Un’altra notizia di questi giorni che riguarda i ghiacci polari viene dal gruppo di ricercatori dell’università inglese di Leeds che hanno pubblicato, sulle Geochemical Transactions i risultati di una ricerca effettuata sugli iceberg che si staccano dalla piattaforma antartica, al Polo Sud. Il numero di questi iceberg cresce, a causa dell’aumento della temperatura in Antartide. Ma essi stessi, con un classico meccanismo a retroazione, potrebbero rallentare l’aumento della temperatura. Sembra, infatti, che sciogliendosi rilascino particelle di ferro che funzione da fertilizzante degli oceani e consentono una maggiore fioritura algale. Più alghe nascono e si sviluppano, più anidride carbonica assorbono.
Nell’insieme queste due notizie – del tutto indipendenti, di natura diversa e comunque ancora tutte da verificare con cura – ci forniscono una piccola lezione. Il clima del pianeta Terra è un sistema complesso, costituito da un’infinità di elementi e da un numero ancora maggiore di relazioni tra loro. La sua dinamica è caratterizzata da un insieme di azioni e retroazioni, spesso asincrone, che lo fanno passare in maniera non lineare da uno stato di equilibrio, più o meno stabile, all’altro. Non esiste un unico indicatore in grado di descrivere la sua evoluzione.
Ciò significa che non possiamo considerare la scomparsa di un ghiacciaio un segno inequivocabile dell’aumento della temperatura globale. Così come non possiamo considerare un inverno più freddo o il ritorno del pack nell’Artico un segnale di controtendenza. (Pietro Greco - greenreport.it)
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