Doppia valanga a Prati di Tivo in Epifania, per "grazia" ricevuta senza vittime. La Befana qui non c'entra affatto. La gravità vince tutto e tutti, lo sappiamo benissimo. Anche la considerevole massa di neve caduta nelle ultime ore sul massiccio del Gran Sasso d'Italia. Incredibile ma vero, i mass-media non l'hanno neppure notata, forse perché grazie a Dio non c'era nessuno sul suo percorso fatale.
Ma una doppia valanga a Prati di Tivo (Teramo) con un fronte di 40-60 metri in Epifania cos'è, forse una slavina di poco conto? Se pensiamo che gli sciatori, qualche istante prima "scivolavano" placidamente inforcando i loro sci o snowboard proprio lì a pochi centimetri di distanza, allora capiremo bene la gravità del fenomeno. Bastava collegarsi alla webcam ufficiale per rendersene conto.
E' l'ennesima dimostrazione che bisogna intervenire subito con i mezzi e opere di cui già si dispone, prima di registrare una tragedia da cronaca nazionale! Mezzi attivi e passivi di Protezione civile esistono già, senza chiudere gli impianti e gli alberghi, basta solo ragionare un po' di più tutti insieme.
Con la collaborazione di istituzioni, associazioni, privati cittadini, mezzi di comunicazione e d'informazione. Viva la neve ma in sicurezza! Colin Fraser in "L'enigma delle valanghe" ci ricorda che le origini dei nostri attuali termini "valanga" e "slavina" sono da ricercarsi nella lingua latina. Nei testi antichi erano chiamate "labinae" o "lavanchiae".
Lavanchiae è probabilmente di origine pre-latina, forse ligure, ed ha la stessa radice di "lave" che significa scorrere di fango o lava. Molto più tardi la confusione con il vocabolo francese "aval" ("verso valle, all'ingiù") produsse l'attuale vocabolo "avalanche", usato in inglese e francese, da cui deriva "valanga" in italiano. Il termine si potrebbe applicare alla caduta di qualunque materiale, ma quando lo si usa senza specificazioni ci si riferisce sempre alla caduta di neve.
L'altro vocabolo latino, labinae, deriva da "labi" che significa "slittare, scivolare giù". In seguito la parziale intercambiabilità delle lettere b, v e u originò molti termini propri di particolari regioni alpine come lauie, lavina, lauina e infine l'attuale vocabolo tedesco lawine, introdotto nell'uso corrente da Schiller e Goethe, da cui deriva il termine italiano "slavina".
Dallo "Zingarelli", valanga è la massa di neve o ghiaccio che si stacca dalla sommità di un monte e precipita a valle slittando sui pendii, accrescendosi di volume durante la caduta. Slavina: da lavina, è la massa di neve che scivola da un pendio montano.
Dal "Dizionario Garzanti della Lingua Italiana", valanga è la massa di neve che precipita a valle ingrossandosi progressivamente e trascinando con se tutto quello che incontra. Lavina è la frana di neve bagnata che scivola da un pendio montano, di solito di primavera.
Dalla "Enciclopedia Generale De Agostini Compact 1988", valanga è la massa di neve che precipita lungo un pendio di una montagna ingrossandosi sempre più, trascinando seco altra neve e detriti e abbattendo tutto ciò che incontra. Le valanghe possono essere causate dal vento, da vibrazioni acustiche, dalla pressione dei piedi di un animale. Sfogliando i dizionari e le enciclopedie che abbiamo in casa possiamo trovare le più svariate definizioni di valanga e slavina con descrizioni più o meno complete e ampie.
Le definizioni riportate non sono esaustive ma contribuiscono a formulare una definizione finale. Nel dizionario dei più piccoli, unico tra i tanti, si ipotizza che una valanga possa essere provocata anche da una persona o da un personaggio dei fumetti: chi non ricorda le valanghe a forma di palla di neve su Topolino? Gli Uffici Valanghe Italiani dell'AINEVA hanno concordato di utilizzare un termine unico: quando si parla di una massa di neve in movimento lungo un pendio, piccola o grande che sia, si parla di valanga.
Esistono muri a "V" che proteggono la base dei sostegni di linea delle valanghe: i cittadini si chiedono come funzionano. Non ci sembra se ne sia mai parlato a Teramo. Forse, solo tra gli addetti ai lavori, ma gli amanti della neve sono in costante aumento. Le opere in questione, in fondo, fanno parte del sistema di gestione dal pericolo caduta valanghe che qualsiasi impianto a fune o pista da sci deve avere.
I manufatti a "V" posti a monte dei sostegni degli impianti hanno una funzione di deviare il flusso di caduta della valanga stessa e non quello di impedirne la caduta o l'arresto. La stessa forma infatti devia su 2 lati contemporaneamente la massa nevosa dimezzandone pure la forza.
Per il dimensionamento viene calcolata l'eventuale portata della valanga tramite modelli matematici una volta individuata sul territorio la superficie che si trova a monte dei sostegni dell'impianto. Senza contare i cannoncini che letteralmente bombardano gli accumuli di neve per provocare eventi controllati di valanga, prima che sia troppo tardi.
A Prati di Tivo bisogna fare presto! (Nicola Facciolini - ilquotidiano.it)
|