Ventidue anni fa gli italiani dissero no al nucleare con un referendum abrogativo che, di fatto, denuclearizzo' l'Italia. Circa tre quarti dei votanti votarono si all'abrogazione attraverso tre quesiti. Si voto' l'otto e nove novembre 1987 per tre quesiti sull'atomo (in tutto il Referendum ne prevedeva cinque, gli altri due erano sulla giustizia) che sancirono l'abbandono del nucleare come forma di approvvigionamento energetico. Chiusero cosi' le quattro centrali: Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina, Garigliano (Caserta). E la fattibilita' di riconversione della centrale di Montalto di Castro (Viterbo). In attuazione del Referendum, nel 1988 il governo italiano, in sede di approvazione del nuovo ''Piano energetico nazionale'', delibero' la moratoria del nucleare da fissione quale fonte energetica, ponendo il problema della messa in sicurezza. Il primo quesito riguardava l'abolizione della procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari: in 20.984.110 di italiani (80,6%) risposero favorevolmente, 5.059.819 (19,4%) i contrari con 45.869.897 di elettori (votanti 29.862.376, pari al 65,1%). Il secondo quesito era sull'abolizione dei contributi a regioni e comuni sedi di impianti elettronucleari: i si' furono 20.618.624 (79,7%), i contrari 5.247.887 (20,3%) per 29.871.570 votanti (65,1%). Il terzo quesito era sull'abolizione della partecipazione dell'Enel alla realizzazione di impianti elettronucleari all'estero: in 18.795.852 risposero in modo favorevole (71,9%), 7.361.666 (28,1%) i contrari per un totale di 29.855.604 votanti. (ANSA)
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