La crisi economica è più aspra del previsto. E anche la pesca è in declino, in tutti i mari del mondo. Sottraendo proteine preziose alla dieta degli umani. Mancano i pesci. E la colpa è delle balene. Che sotto la protezione delle leggi internazionali, sono cresciute in sovrannumero e vincono la competizione con Homo sapiens per le medesime risorse alimentari. Abbassiamo la guardia. Consentiamo una caccia più estesa alla balene. E il pescato tornerà a sollevarsi.
Sono le balene «che stanno mangiando il nostro pesce» insomma. È questa la posizione più volte espressa negli incontri della International Whaling Commission, la commissione internazionale che regola la caccia alle balene, dai rappresentanti del Giappone e di una serie di altri paesi con una vasta flotta di pescherecci. Una posizione politica che aveva trovato un (debole) appoggio in un controverso lavoro scientifico pubblicato da uno scienziato giapponese, Tsutomu Tamura, nel 2003, nel quale si sosteneva, appunto, che le balene mangiano molti più pesci di quanti non riescano a pescarne gli uomini.
L’affermazione è stata più volte contestata. Ma nei giorni scorsi l’ecologo Leah R. Gerber e un gruppo di suoi collaboratori in forze alla Arizona State University l’hanno definitivamente smentita sulla base di una indagine che tiene conto di tutti i dati in letteratura.I risultati, pubblicati sulla rivista americana Science nei giorni scorsi, sono questi.
Primo: non è assolutamente vero che le balene, pur in aumento negli oceani del mondo, mangiano più pesci di quanti ne peschino gli uomini. L’ordine di grandezza della rispettive attività di pesca è incomparabile.
Secondo: riprendere su larga scala la caccia alle balene è dannoso. Per le balene, ovviamente. Ma anche per l’economia umana. E non solo perché, ormai, whale watching (l’osservazione delle balene) è diventato un fenomeno turistico rilevante. Ma anche e soprattutto perché se diminuiscono le balene si rischia che diminuisca ulteriormente anche il pescato.
Le balene, infatti, mangiano molti pesci che competono con le specie pescate dall’uomo. Meno balene significa più pesci che competono con quelli che noi mangiamo normalmente per il medesimo cibo (il plankton) e, quindi, un’espansione della caccia alle balene risulterebbe deleteria proprio per i pescatori.
Gerber e i suoi collaboratori sostengono che anche eliminando del tutto le balene dai mari tropicali la massa di pesce disponibile per gli uomini non aumenterebbe affatto. Mentre una politica della pesca anche lievemente più saggia potrebbe determinare un aumento notevole della biomassa dei pesci. Compresa la biomassa dei pesci che l’uomo mangia. (Pietro Greco - greenreport.it)
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