Può l’acqua ridurre l’anidride carbonica?

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Domenica, 15 Febbraio 2009

 

A questa domanda hanno provato a dare una risposta i ricercatori del prestigioso World Watch Institute, secondo cui l’efficienza energetica (da cui dipendono gran parte delle emissioni di gas serra) è strettamente legata all’efficienza idrica, cioè alla gestione sostenibile della risorsa H2O. Infatti i dati elaborati dimostrano che sarebbe molto più economico e concretamente realizzabile un risparmio di elettricità attraverso un uso proprio dell’acqua che non attraverso una riduzione dei consumi energetici in campo industriale o domestico. Basti pensare, a titolo di esempio, che il 19% dell’energia elettrica prodotta in America viene utilizzata per estrarre, pompare, trasportare, immagazzinare, distribuire e depurare l’acqua. Secondo Peter Gleick, presidente del Pacific Institute, importante centro di ricerca globale sull’acqua, per salvare il pianeta dall’effetto serra bisognerebbe sviluppare maggiormente programmi di efficienza idrica piuttosto che programmi di efficienza energetica. Per i cittadini sarebbe più economico e conveniente infatti risparmiare sul consumo complessivo di acqua calda che non sostituire le lampadine ad incandescenza con quelle di nuova generazione. Esempi di virtuosismo in questo campo si stanno sperimentando in California ed in Cina, dove l’emergenza idrica si sta facendo sempre più cogente e dove gli stessi abitanti si sono resi conto del parallelismo tra siccità e cambiamenti climatici. Lo Stato del Governatore Schwarzenegger questo inverno ha ridotto la fornitura di acqua fino al 30% a causa della “più importante crisi idrica della storia”. Sempre in California, afferma David Zoldoske, direttore del Centro per le tecnologie di irrigazione, presso la California State University-Fresno, è bastato sviluppare un programma di educazione rivolto agli agricoltori della zona centrale dello stato ai fini di stabilizzare il pompaggio di acqua ai livelli del 2001 per riuscire a ridurre il consumo di energia elettrica di 19,4 milioni di chilowattora all’anno nel periodo 2002-2005. In Cina, nella “wheat belt” (regione del frumento), a seguito del sovra attingimento dai pozzi, circa 4 milioni di residenti sono stati privati di acqua potabile. Come primo ed immediato intervento riparatore il Governo martedì scorso ha mandato una squadriglia di aerei a “bombardare” con speciali minerali le nuvole per favorire le piogge. Come interventi più consolidati, invece si sta predisponendo la deviazione del Fiume Giallo (Huang He) e del Fiume Azzurro (Yangtze). Non sarà quindi un caso se il Governo cinese nel 2005 lanciò la sfida della riduzione del 20% di intensità energetica (il totale di carburante necessario per generare ciascun dollaro di PIL) entro il 2010. Almeno nel settore idrico questa scommessa pare sia stata vinta. E’ stato dimostrato che nel 2008 la produzione e distribuzione di acqua nel paese ha portato ad un consumo del 30% in meno di energia rispetto al periodo 1997-2004. «Riducendo il consumo idrico urbano e di altri utilizzatori finali potremmo conservare acqua ed energia, facendo risparmiare denaro alle famiglie e creando nuove opportunità di lavoro» ha affermato David Roland-Holst, economista della University of California at Berkeley, co autore dello studio sulla efficienza energetica del colosso asiatico. (greenreport.it)

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