Oceani: da scienziati č allarme acidificazione

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Lunedě, 9 Febbraio 2009

 

Piu' di 150 scienziati provenienti da 26 Paesi hanno sottoscritto un appello per sensibilizzare i governi sui pericoli dell'acidificazione degli oceani, prodotta in gran parte dalle emissioni di CO2. I rappresentanti della comunita' scientifica si sono riuniti a Monaco e l'occasione per lanciare il loro allarme e' scaturita dall'esame della relazione frutto dei lavori del secondo simposio internazionale sul tema 'The Ocean in a High-CO2 World', il secondo Simposio internazionale sull'oceano, organizzato dalla Commissione oceanografica intergovernativa dell'Unesco, dal Comitato scientifico per le ricerche oceanografiche, dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea) e dal Programma internazionale geosfera-biosfera. Gli scienziati hanno preso atto delle considerazioni presentate durante il summit: l'acidificazione degli oceani e' gia' diagnosticabile e le ultime rilevazioni confermano che sta accelerando considerevolmente. Anche gli studi presentati durante la riunione di Monaco hanno confermato la tendenza all'incremento dei fenomeni: l'immissione nell'atmosfera di una maggiore quantita' di biossido di carbonio contribuira' all'aumento esponenziale dei livelli di acidita' delle acque oceaniche la cui chimica sta mutando 100 volte piu' rapidamente rispetto ai 650.000 anni che hanno preceduto l'era industriale moderna. E il trend e' sempre piu' inesorabile: dalla fine del 1980, i ricercatori dello Scripps Institution of Oceanography e altri hanno registrato una diminuzione del pH degli oceani da 8,16 a 8,05. Questa maggiore acidita' rappresenta un pericolo per di una grande varieta' di organismi marini, come i coralli, impediti nella formazione delle loro strutture protettive. I ricercatori ritengono che, in fasi cruciali della vita di molti invertebrati marini, l'acidificazione degli oceani inibisce la calcificazione, e inoltre sembra influire sulla riproduzione e la crescita di alcuni organismi. Una diminuzione dello 0,1 del pH sulla superficie degli oceani del mondo puo' sembrare trascurabile, ma ricercatori australiani nel 2008 hanno segnalato che in Antartide le lumache di mare in stanno formando gia' gusci piu' sottili e che la densita' degli scheletri di alcuni coralli della Grande Barriera corallina australiana e' diminuita del 20%. Gli scienziati, nel raccomandare l'avvio di concrete misure per la riduzione delle emissioni, mettono anche in guardia da alcuni interventi che potrebbero avere pesanti controindicazioni. Riferendosi ad esempio ai progetti per assorbire i gas serra attraverso la coltivazione e fertilizzazione delle alghe. Secondo gli studiosi anche se le alghe riducessero i gas serra in atmosfera questi ce li ritroveremmo comunque sotto il mare. Si dichiarano perplessi anche sulle strategie di mitigazione che mirano al trasferimento di CO2 nell'oceano, per esempio dirette allo smaltimento di CO2 in acque profonde o con la fertilizzazione degli oceani per stimolare la produttivita'biologica, che avrebbero l'effetto di ridurre l'acidificazione in alcune zone, rafforzandola in altre. (ANSA)

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