Il vaccino per il virus chikungunya potrebbe essere proto per il 2012. Ad affermarlo è Top Institute Pharma (TI Pharma) che ha deciso di investire 2,3 milioni di euro nella ricerca di un vaccino per combattere una malattia per la quale attualmente non esiste un trattamento. Per sviluppare un vaccino "proof of concept" per ridurre il tasso di infezione del chikungunya, l´istituto olandese ha formato un consorzio con l´università di Wageningen, il centro medico dell´università Erasmus e Nobilon, una filiale di Schering-Plough.
Il virus chikungunya appartiene alla famiglia delle Togaviridae, genere Alphavirus, la febbre chikungunya è una grave malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare tigre di origine asiatica (Aedes albopictus), che si contraddistinguono per le loro dimensioni (circa cinque millimetri) e per la loro attività diurna e il comportamento aggressivo.
La febbre Chikungunya è ormai endemica in Senegal, Gambia, Guinea, Gabon e Tanzania, in Arabia Saudita, in India, Filippine, Malaysia, Tailandia, Cambogia, Myanmar, Sri Lanka, Indonesia, ed è in espansione. Il virus è riuscito a raggiungere anche la lontanissima isola francese della Reunion, spersa al largo del Madagascar, nell´Oceano Indiano africano.
Negli ultimi anni la zanzara tigre di origine asiatica ha raggiunto, portata dalle merci globalizzate, Europa, America latina, Africa ed Usa. I primi casi di trasmissione di chikungunya in Europa sono avvenuti nel 2007 proprio in Italia, quando a Ravenna si ammalarono circa 200 persone. Il virus fino ad ora sembra propagato a causa di turisti o viaggiatori che tornano dai luoghi dove è endemico, ma ormai le zanzare tigre sono diventate familiari anche in Europa e si rischia che diventino un agente di propagazione "autoctono".
Il virologo Ab Osterhaus, uno dei direttori della ricerca, sottolinea: «Dato che il virus chikungunya si propaga sempre di più in Asia, in futuro rischia di fare la stessa cosa in Europa. E´ importante sviluppare un vaccino contro questo virus che possa essere utilizzato non solo per proteggere le persone che vivono nelle zone endemiche ma anche i viaggiatori che vanno in queste aree. I gruppi di lavoro che collaboreranno a questo progetto hanno conoscenze approfondite nel campo delle malattie infettive virali esotiche, così come una grande esperienza delle tecnologie più recenti nel settore dello sviluppo dei vaccini». (greenreport.it)
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