Latte, allevatori in crisi: "Costa più a produrlo che a venderlo"

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Sabato, 26 Dicembre 2009

 

Ancona, 23 dicembre 2009 - "Il profondo rosso degli allevatori marchigiani è sempre più profondo, e rosso. Di deficit e di amarezza. E così la preoccupazione sale tanto quanto scende la speranza di veder da vicino le sembianze di una ripresa che al momento non c’è, di cui si avvertono solo ombre, non proprio beneauguranti". Lo dice, Franco Cicarilli presidente dell’Ara (Associazione regionale allevatori) ma anche, appunto allevatore, che l’odore della crisi l’ha annusato da tempo e da tempo sta cercando di affrontarla, da privato produttore e nel suo ruolo istituzionale.

“Alla stalla il prezzo del latte è più basso di quindici anni fa. E’ letteralmente crollato”, dice con una amarezza che raddoppia quando in mente gli tornano alcuni servizi giornalistici televisivi che raccontano di aziende marchigiane lattiero casearie in crescita di fatturato e occupazione. “Non posso che essere soddisfatto se vedo aziende crescere specie se poi questo comporta aumento dell’occupazione in un settore da sempre in difficoltà. Vorrei però fare una riflessione e portarla all’opinione pubblica".

"Nelle Marche gli allevatori devono sostenere costi che vanno da 38 a 40 centesimi per produrre un litro di latte, mentre poi sono costretti a rivenderlo a 34 centesimi. Come si può sopravvivere? Fate voi. Certo che poi le aziende crescono, ma chi paga il prezzo di una crescita che alla fine resta a vantaggio di pochi? Gli allevatori ovviamente. E’ tutto il sistema che deve poter svilupparsi in maniera equilibrata, la disomogeneità non porterà lontano”.

Di sicuro, lontano, fa capire Cicarilli, non porterà gli allevatori sempre più compressi in un rapporto costi/vendita schiacciante: “Nelle Marche escluse 4 - 5 aziende dalle dimensioni più grandi il panorama degli allevatori, circa 220, è costruito su conduzioni familiari, piccole, che in tempi di crisi, se non possono contare su una sinergia complessiva, rischiano di scomparire”. Rischio che intanto ha assunto la fisionomia di una spaventosa concretezza, spaventosa per i numeri e per le prospettive adombrate: “Infatti, le aziende hanno iniziato a chiudere sul serio, anche quelle meno piccole".

"Ci sono casi in questo senso in ogni zona della regione. Del resto se i costi di gestione sono sempre più alti e se il mercato fa i prezzi in modo così squilibrato, gli allevatori sono destinati a subire una situazione sempre più drammatica”, spiega ancora Cicarilli. Tutto perduto insomma? No, spiega sempre il Presidente dell’Ara “certo proviamo a difenderci ad esempio con il latte crudo, ma non può essere questa una soluzione definitiva e a lungo termine. Serve anche l'adoperarsi delle istituzioni".

"Abbiamo infatti chiesto l’apertura di un tavolo nazionale con la partecipazione delle stesse Regioni per affrontare la crisi, più interventi straordinari tra i quali, la dilazione del pagamento dei contributi assistenziali, previdenziali e dell’Iva, prevedendo anche strumenti di rateizzazione, l’attivazione di ammortizzatori sociali per i lavoratori del settore, l’attenuazione degli oneri legati agli adeguamenti alle normative ambientali ed igienico sanitarie e la facilitazione di accesso al credito per gli allevatori”. Proposte sensate, secondo Cicarilli, ma intanto gli auspici di ripresa per il prossimo 2010 sono molto sentiti quanto, per ora, lontani. E sotto l’Albero di questo Natale magro, ancora niente, se non litri bianchi di amarezza ormai più che versata. (ilrestodelcalino.it)

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