Nella regione autonoma della Mongolia Interna, nel nord della Cina, oltre 4.000 persone sono state colpite da un'improvvisa inondazione causata dallo scioglimento dei ghiacciai nelle montagne dei dintorni.
Secondo le autorità locali il fenomeno è dovuto «ad un aumento delle temperature». L´inondazione ha iniziato a colpire la città di Arxan il 2 aprile e ieri si contavano già 260 persone rimaste senza casa e, su Xinhua ed altre agenzie ufficiali cinesi, Gao Chen, vice comandante in capo dell'ufficio di controllo delle inondazioni della città ha spiegato che «In totale, 1.163 famiglie e 4.134 abitanti della città di Arxan sono stati colpiti martedi mattina. Questa inondazione è la più grave da 38 anni ad Arxan ed ha prodotto una perdita economica di 47 milioni di yuan (6,8 milioni di dollari. L´inondazione è stata accentuata da infrastrutture di bassa qualità e dal cattivo sistema di drenaggio sotterraneo della città».
Arxan ha una popolazione di 56.000 abitanti e sorge in un'area vulnerabile alle inondazioni primaverili, quando i ghiacciai delle montagne iniziano a sciogliersi, ma il fenomeno sembra aver avuto un'accelerazione ed un aggravamento negli ultimi anni ed anche l'osservatorio meteorologico locale prevede che le inondazioni si aggraveranno con l'aumento delle temperature.
Il viaggio a Mosca del governo e degli imprenditori italiani sembra essere stato fruttuoso: oltre ai soliti accordi tra le compagnie energetiche russe ed italiane sul gas (il 30% delle nostre importazioni proviene dalla Russia), il ministro russo dell’energia, Sergei Chmatko, e quello italiano per lo sviluppo economico, Claudio Scajola, hanno firmato un protocollo d’intesa sull’efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabile.
«I due Paesi incoraggiano gli sforzi miranti a migliorare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile – si legge in un comunicato del ministero dell’energia russo – e condurranno ricerche congiunte e progetti di investimento in Russia, in Italia e in Paesi terzi. I ministeri russo ed italiano si scambieranno informazioni e dati statistici, realizzeranno studi economici e creeranno metodi di ottimizzazione energetica».
Intanto, mentre firmano accordi sulle fonti rinnovabili e la crisi economica sta diventando davvero preoccupante, con un crollo del 7% del Pil, i russi traboccanti di gas e petrolio non rinunciano all’energia per loro più “prestigiosa”, che tiene in piedi il loro sogno di potenza mondiale e nucleare.
Oggi, Kirill Komarov, direttore esecutivo di Atomenergoprom, destinata a diventare il monopolista statale degli impianti nucleari russi, ha detto che il suo gruppo «Prevede di investire nel 2009 più di 78 miliardi di rubli (1,75 miliardi di euro) per l’acquisizione di attrezzature destinate alla costruzione di nuove centrali nucleari. Noi non ridurremo il ritmo dio costruzione di centrali nucleari in Russia. Una parte di questo ammontare, 28 miliardi di rubli (631 milioni di euro), sarà destinato all’acquisto di attrezzature a “ciclo lungo” nel quadro dei contratti conclusi, tra gli altri, con la holding Omz (United Heavy Machinery), il gruppo Power Machines e la fabbrica Zio Podolsk. Cercheremo di diversificare il mercato delle forniture di attrezzature per le centrali nucleari. Occorrere avere almeno due o tre fornitori».
Nelle intenzioni di Putin e del suo governo, Atomenergoprom è destinata a diventare una vera e propria holding che dovrà comprendere alla fine 89 imprese del nucleare russo.
Il nuovo giocattolone nucleare russo è stato rafforzato con un’operazione di scambi e scatole cinesi tutta interna alla nomenclatura politico-economica del Kremlino e che, nei giorni scorsi, ha visto il passaggio di 40.722.000 azioni di Atomenergoprom per consolidare il valore nominale dell’industria russa del nucleare civile.
A marzo il presidente russo Dmitry Medvedev ha decretato che alla compagnia statale energetica Rosatom andassero quote di Atomenergoprom JSC come contributo della Federazione russa. Le azioni di Atomenergoprom sono state trasferite in proprietà alla Federazione russa dopo la riorganizzazione del settore nucleare della Russia e dopo che alcuni rapporti e relazioni avevano evidenziato problemi di gestione e controllo.
Intanto lo Stato-mercato energetico russo continua a fare affari in giro per il mondo: è stato appena firmato con l’India un accordo per la fornitura di quattro reattori nucleari Vver da 1.000 Mw ciacuno da impiantare a Kudankulam, nel poverissimo Tamil Nadu, dove sono già in costruzione altri due reattori nucleari.
Alla cerimonia per celebrare i 40 anni di collaborazione nucleare tra Russia ed India (un Paese che non aveva firmato il Trattato di non proliferazione nucleare e che è munito di bombe atomiche)iniziata ai tempi dell’Unione sovietica, il presidente della Nuclear power corporation, S.K. Jain, ha detto che «L´India e la Russia hanno già firmato altri buoni accordi ed avviato buone intese che consentono lo scambio di informazioni, che non sono solo offerte tecnologico-economiche, che dovranno essere portate a termine e ci aspettiamo che l’iter venga completato entro il mese di giugno. Le prime due unità di reattori da 1000 MW, che sono in fase avanzata di costruzione, saranno completate nel corso di questo anno».
Intanto in India fa ancora discutere l’accordo nucleare con gli Usa sottoscritto nell’ottobre 2008 e Jain ha detto che «dopo che è stato concluso l’accordo intergovernativo con gli Stati Uniti, l´India non può passare immediatamente al commercio nucleare con il Nuclear suppliers group, bisognerà fare altri importanti passi prima di arrivare alla fine ed avviare il commercio. Le misure da prendere comportano discussioni su dettagli tecnici, aspetti finanziari, trasporti, produzione di attrezzature e sicurezza».
Intanto i russi continuano a rifornire come prima e più di prima l’India nucleare (greenreport.it)
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