Le emissioni dei Paesi industrializzati (e dell’Italia) e gli impegni di Kyoto

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Venerdì, 3 Aprile 2009

 

Secondo i dati presentati dall’l’Unfcc i Paesi dell’allegato I (industrializzati), sono in generale sulla buona strada per soddisfare i loro impegni di riduzione delle emissioni, con un calo del 4,7% durante il periodo 1990-2006. «Però è preoccupante che tale riduzione sia composta da un calo del 37,0% a causa del declino economico degli EITs (economy in transiction, cioè i Paesi ex comunisti) durante il processo di transizione economica, e un aumento del 9,9% per le “non-EIT Parties”».

Se si prendono gli “Annex I countries” che fanno parte del Protocollo di Kyoto ed hanno target di riduzione/limitazione (39 parti senza Usa e Turchia) il calo di emissioni nel 2006 rispetto al 1990 è di ben il 17%, la ragione di questa diminuzione è che se si escludono gli Usa dalla media, l’impatto delle riduzioni di gas serra avvenute negli ex Paesi del blocco sovietico è molto più forte.

Tuttavia, quel che è evidente è che l’obiettivo di riduzione del 5% previsto dal Protocollo di Kyoto è a portata di mano anche se in gran parte è dovuto alla crisi di un sistema industriale obsoleto (e bisognerà capire come inciderà la crisi attuale) e non grazie a politiche climatico-ambientali virtuose.

I dati presentati a Bonn presentano due diversi tipi di valutazione della riduzione delle emissioni per il periodo 1990 - 2006: le variazioni percentuali di emissioni di gas serra escluso gli utilizzi dei suoli, il cambiamento di destinazione d’uso dei suoli e la forestazione (Lulucf) e le percentuali di emissioni di gas serra se si comprendono i Lulucf.

Il record di incremento di emissioni spetta a un Paese che aspira ad entrare nell’Ue, la Turchia con un più 95,1% che diventa addirittura 102,9% con i dati Lulucf, seguita da due Paesi dell’Ue: Spagna + 56,5% (+ 53,5% con Lulucf) e Portogallo + 40% (+ 29,6%), poi vengono l’Australia con un più 28,8% (che però scende ad un + 6,6% con Lulucf), terza la Grecia con un + 27,3% che cambia di poco se si aggiunge l’indice Lulucf (26,2%); terza è l’insospettabile la Nuova Zelanda con + 25,7% (addirittura + 33% con Lulucf) poi viene il Canada a + 21,7% ma che schizza in testa alla classifica se si prendono in considerazione suoli e foreste: + 54,8%:

Gli Stati uniti sono ad un + 14,4% (14% con Lulucf), il Giappone a + 5,3% (+ 5,8% con Lulucf) e l’Unione europea va molto meglio - 2,2% e un ottimo – 4,6% se si include il parametro Lulucf .

Un risultato dovuto soprattutto al crollo dell’inquinante industria pesante di stampo sovietico nei Paesi dell’ex Patto di Varsavia entrati nell’Ue, alla quale pare essere seguita una rinaturalizzazione in quasi tutti gli Stati.

Ecco i dati: guidano la classifica della riduzione dei gas serra dell’Ue e del pianeta i tre piccoli stati baltici: prima è l’Estonia – 54% (- 57,5% con Lulucf), seguita dalla Lettonia 56,1% ma che segna un impressionante - 207,4% se si comprendono i Lulucf, poi c’è la Lituania -53% (-60,2%). Seguono: Bulgaria – 46,2% (- 50,4%). Romania – 44,4% (- 52,2%); Slovacchia - 33,6% (- 35,7%); Ungheria – 32,1% (- 34,9%); Polonia – 28,9% (- 32,2%); Repubblica Ceca – 23,7% (23,9);

Un dato confermato anche negli altri Stati industrializzati che facevano parte dell’Urss, a cominciare dall’ex Paese guida la Russia che segna un – 34,2% (- 29,3%), preceduta dall’Ucraina a – 51,9% (52%) e dalla Bielorussia – 36,4% (- 47.8%). L’unico Paese ex comunista dell’Ue (ma delle ex Yugoslavia) a discostarsi a livello generale dal trend è la piccola e “ricca” Slovenia con + 1,2% di emissioni di gas serra che però scendono a -15,4% se si prendono in considerazione suoli e foreste.

Tra i Paesi dell’Europa occidentale, dopo le pecore nere iberiche e greca, chi ha aumentato di più le proprie emissioni è l’Irlanda con un + 25,6% ( + 24,3% con Lulucf) Austria + 15,1% (+ 12,5%); Finlandia + 13,2% (ma - 10,8% con Lulcf); Lussemburgo + 1% (+ 1,1%);

L’Italia non è messa bene, anzi, se si esclude la Spagna, è l’unico grande Paese dell’Ue ad avvicinarsi pericolosamente alla soglia del 10% in più di emissioni di gas serra, sfiorata appena nel 2006 con il + 9,9% che cala al 4,1% se si prendono in considerazione suoli e foreste che evidentemente rappresentano una risorsa anche climatica ed economica in vista delle sanzioni che arriveranno per le violazioni dei parametri di Kyoto.

Vanno molto meglio la Germania che segna il meno 18,2% che scende al 19,3% con l’indice Lulucf, la Gran Bretagna con una riduzione di emissioni del 15,1% (15,6 Lulufc), il Belgio – 5,2% 8 -5,0%), la Francia con - 3,5% che diventa meno 9,4% con gli indici di suolo e foreste, la Danimarca che registra un più 2,2% che però scende a meno 1,1% con Lulucf. (greenreport.it)

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