Il legame tra aumento della temperatura e concentrazione di CO2 non e' ''affatto chiarito'', il livello dell'acqua negli oceani ''non sta aumentando a ritmo preoccupante, i ghiacciai basati su terraferma nelle calotte polari non si stanno sciogliendo'' senza contare che ''una parte consistente e sempre piu' crescente di scienziati studiosi del clima non crede che la causa del peraltro modesto riscaldamento dell'atmosfera terrestre sia da attribuire prioritariamente e esclusivamente'' alla CO2 di ''emissione antropica''. Questo, in sintesi, il contenuto di una mozione (primo firmatario il presidente della commissione Ambiente del Senato Antonio D'Ali', sottoscritta dal presidente della commissione Industria del Senato Cesare Cursi, dal presidente della commissione Istruzione e beni culturali del Senato Guido Possa, e da altri trentaquattro senatori) sul cambiamento climatico che sara' discussa dal Senato giovedi' 2 aprile, ritenuta di interesse perche' costituisce ''un superamento delle logiche e delle prescrizioni introdotte dal protocollo di Kyoto, oggetto in questi giorni di nuove valutazioni sia da parte dell' amministrazione Usa che del governo italiano''. Invece di mitigare il riscaldamento globale, si legge nella mozione, sarebbe ''piu' proficuo destinare le risorse disponibili, inevitabilmente limitate, all'adattamento'', alla ''promozione di interventi sul territorio finalizzati all' efficienza energetica, all'edilizia ecovirtuosa''. Considerato che il 2009, scrivono nella mozione, si prospetta come ''decisivo'', per gli eventi internazionali che avranno luogo principalmente in Italia (G8) ed a Copenaghen (COP 15 - dibattito su Kyoto post- 2012), la mozione sottolinea come ''le previsioni climatologiche a lungo termine siano ben lontane dall'essere affidabili'' e che ''gli obiettivi intermedi e le relative sanzioni introdotte dal cosiddetto protocollo di Kyoto e dal cosiddetto accordo 20-20-20 si muovono in antitesi alla dinamica degli investimenti in ricerca''. Questo, aggiunge la mozione, anche ''per ottenere in sede di revisione del Protocollo, una minor cogenza degli obiettivi quantitativi e temporali, escludendo, quindi a maggior ragione, ogni possibilita' di loro inasprimento'' nonche' ''una complessiva nuova scrittura del Protocollo'' e ''intervenire immediatamente'' per ''evitare'' che ''la Commissione europea assuma atteggiamenti dogmatici e sia al contrario sempre pienamente aperta alle nuove conoscenze'' della scienza. Infine far si' che ''Italia e l'Unione europea promuovano la costituzione di un centro d'eccellenza per l'approfondito dibattito scientifico in materia, che conforti o smentisca sulla fondatezza e sulla certezza della teoria del riscaldamento globale causato dall'uomo e sull'efficacia delle misure proposte in seno al Protocollo di Kyoto''. E dagli scienziati ancora una conferma. Alcuni cambiamenti climatici ''ci saranno comunque, anche se riuscissimo a limitare di molto le emissioni di CO2. E l'area del Mediterraneo sara' tra le piu' interessate'', scrive il Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici annunciando a Venezia, il 2 e 3 aprile, il confronto tra esperti nell' incontro internazionale ''The Economics of Adaptation to Climate Change'', organizzato da International Center for Climate Governance (ICCG), una iniziativa congiunta della Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) e della Fondazione Giorgio Cini (Fgc), in collaborazione con l' Ocse. Gli esperti sottolineano quindi ''l'esigenza di politiche e azioni di adattamento capaci di limitare le conseguenze negative di questi cambiamenti sui nostri sistemi economici'' ma questo non significa ''rinunciare a ridurre le emissioni di gas serra e arrendersi ai cambiamenti climatici futuri''. (ANSA)
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