Notte Bianca, il risveglio tra i rifiuti

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Lunedì, 3 Agosto 2009

 

San Benedetto del Tronto - Tonnellate di lattine, bicchieri di plastica, bottiglie rotte, tovaglioli e piatti di carta, residui di cibo hanno dato ieri mattina il buongiorno ai sambenedettesi dopo la notte più lunga dell'anno, introducendoli alla raccolta rifiuti più lunga quantomeno del mese, con gli addetti della Picenambiente impegnati a restituire un aspetto decorso al centro cittadino quasi fino all'ora di pranzo.

Smaltiti gli entusiasmi per la festa che ha tenuto sveglia la città fino e oltre l'alba (la discoteca in spiaggia ha spento gli amplificatori alle 6 e mezza del mattino), San Benedetto ha così sperimentato, moltiplicato per 1000, il tipico momento del dopo party, quello in cui ci si rende conto con una certa dose di smarrimento che toccherà passare mezza giornata a ripulire e mettere in ordine.

La città che è apparsa ieri mattina ai primi ad uscire dopo i festeggiamenti notturni (o agli ultimi ad andarsene, posto che questi fossero lucidi a sufficienza per rendersene conto) era infatti un incrocio tra il prato di uno stadio post concerto rock e le conseguenze di un piccolo tornado.

Cestini dell'immondizia traboccanti e sommersi di rifiuti, aiuole messe appena meno peggio, resti di tutti i tipi lasciati da un'umanità certo troppo presa dalla festa per preoccuparsi di dove gettare il cartoccio del pesce fritto per passare agli arrosticini.

E però, se anche fosse stata capace di preoccuparsene, la differenza sarebbe stata poca: i cestini del centro erano già allo stremo ben prima della mezzanotte, con collezioni di lattine usate che già adornavano, sorta di esposizione di pop art improvvisata, le vasche delle fontane e le basi delle statue.

A duecentomila persone (migliaio in più, migliaio in meno) compresse in un'area che da via XX settembre alla statua del Pescatore forse fa giusto un chilometro di lunghezza in linea d'aria non si può certo chiedere di non lasciare traccia di se.

Accanto alla spazzatura, l'altro sottoprodotto di questa sesta Notte Bianca sambenedettese (non che le cinque precedenti siano state diverse) è stato il coinvolgimento forzato anche di chi a fare l'alba non si sarebbe nel complesso sentito portato. Il centro se l'aspettava e ci ha fatto il callo, il resto della città forse un po' meno: hanno cominciato i disperati del parcheggio della mezzanotte, girando e rigirando anche tra le vie collinari ad ovest della statale per trovare un buco dove abbandonare l'auto, dopo che tutte le piazze e piazzette fuori dalla zona pedonale allargata per l'occasione erano state occupate.

La viabilità è stata una delle grandi vittime della Notte Bianca, come del resto previsto e assolutamente inevitabile ma anche, da un certo punto di vista, confortante: perché chi a San Benedetto c'era già avrà saggiamente preferito la bicicletta o i piedi.

La presenza di tante auto conferma quindi il grosso influsso esterno di festaioli (e del resto, per arrivare alle duecentomila presenze sbandierate non c'è altra via).

Il rumore delle auto che andavano, venivano, giravano e rigiravano è ben presto impallidito di fronte alla tempesta di onde sonore in arrivo dalla discoteca realizzata in spiaggia, distintamente udibile con le finestre aperte anche da zone lontane come Santa Lucia. Fortunatamente, a giudicare dalla fiumana di persone che ha invaso il quadrilatero dell'insonnia, di dormire sabato notte avevano voglia davvero in pochi. (Alessandra Licciardello - corriereadriatico.it)

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