Martedì, 30 Settembre 2008
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I piccoli Stati insulari in via di Sviluppo, le nazioni che contribuiscono meno in assoluto al riscaldamento globale, sono i più minacciati dal cambiamento climatico e dal mare che sale, per questo quattro di loro, Kiribati, Marshall Islands, Palau e Micronesia, hanno mandato i loro rappresentanti all´Assemblea generale dell´Onu per chiedere che venga garantita la loro sopravvivenza, traducendo le belle parole in azioni e fatti concreti.
Anote Tong, presidente di Kiribati ha detto che «Anche se numerose conferenze mondiali sul cambiamento climatico hanno evidenziato la necessità di misure di adattamento e mitigazione, questo non è sufficiente ad
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aiutare questi Stati. Il mio Paese ha solo alcuni
decenni prima che le sue isole diventino
inabitabili».
Kiribati che non è certamente uno dei maggiori emettitori di gas serra, cerca di ridurre al massimo le sue scarse emissioni, ma non ha risorse per costruire opere di difesa dal mare, per proteggere le proprietà dei cittadini. «Inoltre - ha detto Tong - l´adattamento è impossibile perché le isole sono piccole e strette, mancano terre elevate per permettere ai loro abitanti di cercare rifugio dalle acque che salgono. Per questo, il Paese non ha avuto altra scelta che prendere in considerazione una strategia di lungo termine basata sulla delocalizzazione, che renda possibile spostare un giorno altrove le 100 mila persone di Kiribati. Questa strategia comporta una riqualificazione professionale di tutto il nostro popolo per renderlo più competitivo e capace di inserirsi a livello internazionale sul mercato del lavoro».
Resta da capire quale sarà (la Nuova Zelanda?) lo Stato che per la prina volta al mondo farà spazio ad un altro Stato sovrano sul proprio territorio.
Il leader delle Marshall Islands, Litokwa Tomeing ha esortato l´Onu a prendere in seria considerazione la minaccia rappresentata «dall´incubo del cambiamento climatico» e ha chiesto ai grandi inquinatori del pianeta di «cambiare la loro morale e il loro comportamento economico e politico. Se hanno fatto guerre per tutelare il diritto delle persone di vivere in libertà e per salvaguardare la loro sicurezza, perché non se ne combatte una per tutelare il nostro diritto di sopravvivere dall´attacco del cambiamento climatico?».
Il presidente della Micronesia, Emanuel Mori, ha sottolineato il forte collegamento tra sicurezza alimentare e il cambiamento climatico, soprattutto in un Paese come il suo dove i terreni agricoli sono a pochi metri sopra il livello del mare: «Già molte isole hanno sperimentato inondazioni di acqua salata nei campi di taro e in altre colture alimentari, con il conseguente calo di produttività e distruzione delle colture».
Il vicepresidente di Palau, Elias Camsek Chin, ha presentato il cambiamento climatico come un problema per la sicurezza globale che procede indisturbato.
Palau e le altre piccole nazioni insulari del Pacifico ha presentato, come già nel 2007, una risoluzione all´Assemble generale dell´Onu per chiedere che le grandi potenze che blindano il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite prendano in considerazione le implicazioni sulla sicurezza e la pace del climate change.
«Nel frattempo, non possiamo aspettare - ha detto Chin - Pur contribuendo poco al riscaldamento globale, Palau continua a cercare modi per ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili».
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