Il plancton si adatta al global warming

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Martedì, 30 Settembre 2008

Secondo i risultati di una ricerca pubblicata su i "Proceedings of the Royal Society B", alcune specie di plancton si sarebbero adattate al riscaldamento globale seguito all´ultima era glaciale, conclusasi circa 18.000 anni fa, migrando più a nord e mantenendo popolazioni di vaste dimensioni. Questo suggerirebbe che questi organismi siano in grado di reagire alle attuali trasformazioni dell´habitat innescate dai gas serra.

Secondo i ricercatori della Queen university di Belfast, il plancton della specie Calanus finmarchicus, diffuso nel nord Atlantico, sarebbe in grado di sopravvivere alle variazioni climatiche: «Il nostro risultato, in contrasto con precedenti studi, suggerisce che questa specie

possa spostarsi in risposta a precedenti cambiamenti nel clima terrestre secondo un processo di cruciale importanza per la sua sopravvivenza. Inoltre, la variabilità genetica della specie, cioè il grado di differenziazione tra gli individui, è rimasta alta».

Lo studio dimostra che lo zooplancton è in grado di valutare il livello di minaccia delle radiazioni ultraviolette e regolare la loro profondità di distribuzione. Quindi organismi semplici come lo zooplancton potrebbero reagire alle mutate condizioni ambientali (anche alla presenza di predatori) e conseguentemente i loro flussi migratori.

La scoperta potrebbe essere molto importante, anche perché in un altro studio gli scienziati della Queen university prendono in esame il comportamento del fitoplancton rispetto ai cambiamenti climatici. I ricercatori spiegano che «Le diatomee contribuiscono ad una parte sostanziale della produzione primaria nei mari e negli oceani e in molti laghi. A causa delle loro relativamente pesanti pareti cellulari e dell´alto bisogno di nutrienti, le diatomeee dovrebbero diminuire con climate warming a causa della riduzione delle sostanze nutritive e dell´aumentata velocità di inabissamento. Utilizzando un historical dataset, questo studio dimostra che le diatomee sono state in grado di mantenere il loro volume biologico con l´aumento delle stratificazioni nel Lago Tahoe nel corso degli ultimi decenni, tuttavia la struttura della comunità di diatomee è cambiata. Si è avuto un aumento della stratificazione e la riduzione di fosforo e azoto selezionati dalle piccole cellule delle diatomee, particolarmente da parte del genere Cyclotella».

Secondo gli scienziati nordirlandesi il fitoplancton non subirebbe variazioni nei diversi strati di profondità, il che starebbe ad indicare che la variazione di concentrazione dei nutrienti non è responsabile del cambiamento.

«La crescita nelle "small-celled species" è sufficiente a ridurre la dimensione media delle diatomee e quindi velocità di affondamento, che influenza fortemente il trasferimento di energia attraverso la catena alimentare e il ciclo del carbonio. I nostri risultati dimostrano che all´interno del gruppo eterogeneo delle diatomee, piccole specie con un elevato rapporto superficie a volume sono in grado di adattarsi a una diminuzione della intensità di miscelazione, supportando l´ipotesi che i conducenti abiotici influiscono sulla dimensione della struttura della comunità planctonica e che il clima caldo favorisce le diatomee con piccole cellule».

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