Moria di pesci, balletto di accuse

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Lunedì, 8 Settembre 2008

 

SAN BENEDETTO - Pescatori bombaroli o inquinamento? Il mese di settembre sembra determinato a far scontare nel peggiore dei modi il regalo del gran caldo fatto al turismo balneare: le decine e decine di cefali morti e ritrovati spiaggiati qui e lungo il litorale sambenedettese e teramano (a nord del Tronto a Porto d'Ascoli, a sud Martinsicuro e Villa Rosa) stanno disgustando i bagnanti e facendo venire gli incubi agli operatori. Che non ci stanno, difendono la comprovata pulizia del mare sambenedettese, la legittimità della sua Bandiera blu e puntano il dito sulle pratiche di pesca illegali per i cefali cadaveri, specie se ritrovati a nord del Tronto. Bisogna davvero fare attenzione a non creare isterismi – dice Giuseppe Ricci – intanto dicendo chiaro che questi cefali arrivano sulle nostre spiagge da altre località. Il problema non è il nostro mare e lo dimostrano i risultati dei controlli che l'Arpam e altri enti effettuano regolarmente. Il nostro mare è pulito, altrimenti non avremmo mai avuto la Bandiera blu.

Questioni di cittadinanza dei cefali a parte, è di inquinamento che i concessionari di spiaggia non vogliono assolutamente sentire parlare: Se la causa fosse davvero l'inquinamento, la moria avrebbe coinvolto più di una sola specie e specie più tipiche del nostro mare – prosegue Ricci – questo invece è il risultato del comportamento di alcuni delinquenti, che pescano con gli esplosivi, tirano a bordo gli esemplari più grossi e lasciano il resto in balia delle onde. Le autorità dovrebbero mettersi alla ricerca di questi mascalzoni e lasciar perdere il discorso dell'inquinamento.

La teoria dei pescatori bombaroli è certamente rassicurante, imputando il problema a pochi ignoti e limitandone drasticamente le conseguenze: le uniche vittime sono i poveri cefali senza patria e l'immagine del mare sambenedettese viene compromessa solo se si insiste ad andare alla ricerca di altre spiegazioni. Le quali però, purtroppo, non mancano: intanto ci sono le prime analisi effettuate dall'Istituto Zooprofilattico di Teramo. Andranno approfondite, ma il verdetto parziale ritiene l'inquinamento, di che tipo ancora non si sa, come la causa più probabile della morte dei cefali, almeno dei quattro sui quali sono stati effettuati gli esami, raccolti a Martinsicuro. Per la parte marchigiana si attendono i risultati delle analisi affidate all'Istituto zooprofilattico di Fermo, e, per quanto riguarda i prelievi delle acque, all'Arpam, che già si occupa dei controlli mensili necessari per qualificarsi alla Bandiera Blu. Nel frattempo trova facili proseliti, ma nessuna conferma, l'ipotesi di imprecisati sversamenti sospetti in arrivo dal Tronto, un cavallo di battaglia degli allarmi ambientalisti che identificano in fiumi e torrenti (e fossi collettori) le fonti dei maggiori pericoli per la salubrità del mare. Le certezze per ora riguardano solo i danni che l'immagine del mare sambenedettese rischia di subire da tutta questa storia e gli operatori balneari ne sono pienamente consapevoli, trovandosi in un certo senso in prima linea. I bagnanti vedono i pesci morti e tocca a loro rassicurarli. La questione del resto è potenzialmente esplosiva, capace da sola di mettere in dubbio agli occhi di chi è in vacanza ora quasi un decennio di bandiere blu e gettare una cattiva luce anche sul Parco Marino prossimo venturo. Molto meglio per tutti se le uniche esplosioni sono quelle dei pescatori di frodo. (Alex liccirdello - corriereadriatico.it)

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