sporadici fenomeni finché non ci si è accorti che la
situazione sta degenerando anche lungo le spiagge
della Riviera. Venerdì due importanti ritrovamenti
sono stati compiuti all’altezza dello stabilimento
balneare “Calypso” a Porto D’Ascoli e altri più
corposi in corrispondenza del molo sud di San
Benedetto. Decine e decine di cefali ormai privi di
vita sono stati raccolti da bagnanti e passanti,
disgustati dal triste spettacolo dei pesci morti e
dall’olezzo che pervadeva la zona.
Ma se inizialmente si parlava di una scarsa ossigenazione oggi bisogna correggere il tiro. L’iniziale ipotesi, infatti, non ha trovato conferma nelle analisi compiute dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo. I risultati testimoniano, infatti, che non è una proliferazione delle alghe (quasi certamente legata all’inquinamento delle acque) a succhiare ossigeno ai cefali e dunque favorirne l’alto tasso di mortalità.
A far boccheggiare la specie ittica sarebbe ugualmente “un inquinamento diretto ed indiretto” che avrebbe causato “petecchie emorragiche in area giugulare (piccole macchie di sangue, ndr), splenomegalia (ingrossamento della milza, ndr) e noduli a carico della milza”. La spiegazione è contenuta nel rapporto parziale compiuto dall’Istituto Zooprofilattico che invita pertanto le amministrazioni non sottovalutare il problema, agendo tempestivamente e soprattutto coordinandosi con le altre amministrazioni che si affacciano sulle aste fluviali del Tronto e del Vibrata. Le analisi (ne saranno comunque compiute di più approfondite) sono state effettuate su quattro cefali rinvenuti lo scorso primo settembre a cavallo fra Martinsicuro e Villa Rosa e inviati dal professor Viola all’Istituto Zooprofilattico.
In ogni caso la situazione resta seria e piuttosto sgradevole con i bagnanti che protestano ogni giorno per la grossa mole di cefali morti che stazionano lungo la riva, regalando uno spettacolo decisamente poco piacevole. “E’ uno schifo – dice Maura Fulgenzi che frequenta la spiaggia di Porto D’Ascoli –. Venerdì abbiamo ritrovato delle carcasse di pesce all’altezza dello stabilimento Calypso. Un olezzo irrespirabile. Non capisco perché nessuno intervenga. Forse perché noi turisti di settembre non meritiamo la stessa importanza degli altri?”. Domanda lecita alla luce del fatto che farsi il bagno fra cefali che galleggiano a pancia in su ed emanano cattivo odore non è il sogno di nessun villeggiante. Forse si ha semplicemente paura ad ammettere che il nostro mare Adriatico accusa qualche malanno per timore di ripercussioni turistiche. Ma la verità deve venire a galla per capire chi e come inquina. Altrimenti addio “Bandiera Blu” e altri riconoscimenti a carattere ambientale. (Gloria Caioni - corriereadriatico.it)
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