Il mare che unisce

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Giovedì, 4 Settembre 2008

In questi giorni in Ancona si sta svolgendo un importante "evento": il "Festival Internazionale Adriatico Mediterraneo" (dal 30 agosto al 7 settembre), 100 artisti di diversi Paesi, 40 spettacoli, musica, poesia, arte e cinema, per pensare e ragionare insieme.

Dall'11 settembre al 19 ottobre il Festival si svolgerà in Bosnia, Albania e Serbia. L'insieme delle iniziative coinvolgono artisti ed intellettuali di grande valore: Tahr Ben Jalloun, Pedrag Mavtejavic, Erri De Luca, Carlo Lucarelli, Nicola Piovani, la cantante algerina El Becharia, Eugenio Bennato, Giovanni Allevi, e tanti altri.

 

Quale obiettivo: "il Festival Adriatico Mediterraneo è una manifestazione che rientra nella strategia di valorizzazione delle Marche nell'area del Mediterraneo... L'obiettivo è quello di promuovere un progetto di cooperazione internazionale per contribuire a disegnare nuovi scenari di integrazione e coesione sociale tra i paesi del bacino Adriatico e Mediterraneo, nonché dell'area balcanica" (Gian Mario Spacca Presidente della Regione Marche), ed ancora: "...Il bacino Adriatico Mediterraneo ha acquisito una nuova centralità nell'Europa a 27 i cui confini raggiungono ormai il Mar Nero cosicchè le nostre regioni non sono più il confine orientale dell'Unione e si collocano oggi al centro del panorama politico ed economico europeo. Ancona di questo scenario, da anni, recita un ruolo davvero speciale..." (Fabio Sturani, sindaco di Ancona). "In un mondo in continuo mavimento il rapporto con l'altro rappresenta la chiave di volta della capacità di esprimere una democrazia sociale e consensuale. L'ambizione è quella di fare cultura (e cooperazione) in modo originale, non solo assecondando la vocazione del nostro territorio ad essere porta d'oriente, ma, soprattutto, rendendolo espressione di una nuova idea d'Europa." (Andrea Nobili Presidente Associazione Adriatico Mediterraneo).

L'iniziativa si svolge in Ancona, ma interessa tutti i cittadini marchigiani, la sua classe dirigente, le istituzioni, Comuni e Province in primo luogo. Non ci si può lamentare della marginalità del sud delle Marche se non si partecipa ai processi di definizione delle strategie dello sviluppo. Ci si auto emargina con politiche localistiche e si critica Ancona per il suo ruolo egemonico nella regione. Le Marche è una regione al plurale, ma bisogna che tutte le parti di essa siano autorevolmente presenti nei processi che contano. Altrimenti la sua classe dirigente assume il ruolo di "questuanti" che rivendicano concessioni, perdendo, appunto, quello di classe dirigente. Il sud delle Marche non può più contentarsi di elargizioni "per grazia ricevuta".

Ascoli non assolve al suo ruolo di capoluogo di Provincia e la sua debolezza storica, dopo aver determinato la disgregazione del territorio Piceno, pone a S. Benedetto ed agli altri comuni, in un rapporto consensuale e paritario, il compito urgente di definire una propria identità ed un proprio ruolo nel contesto regionale. Questo non significa rinunciare ad una specificità unitaria provinciale, ma semplicemente non rimanere inerti e subire un processo irreversibile di marginalità.

La ristrutturazione e qualificazione urbanistica dell'area nord di San Benedetto, lo stesso investimento della Fondazione Carisap, costituiscono una opportunità perché la città possa inserirsi nel processo identitario del ruolo delle Marche nella nuova Europa. Possiamo far "vivere" concretamente, dalle persone, indipendentemente dalla loro nazionalità o fede religiosa, quanto sia importante l'idea del mare che ci unisce.

Dobbiamo realizzare le infrastrutture che rendano possibile la cooperazione fra le due sponde dell'Adriatico ed aprire un sistema di relazioni con l'area balcanica.

Sono scelte di fondo che ci rendono protagonisti dei processi strategici che le Marche stanno costruendo, faticosamente, ma con indubbia visione alta della politica e della cultura di una regione al passo con i tempi. (Pietro Paolo Menzietti - ilquotidiano.it)

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