alcune centinaia di studenti americani, ma destinata
a espandersi in tutto il mondo, incluso il nostro
Paese dove due sismologi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) stanno allestendo il ramo italiano dell’organizzazione.
COME FUNZIONA - La possibilità di trasformare il proprio laptop in un sismometro si basa su un piccolo dispositivo interno chiamato accelerometro di cui ormai sono dotati i più moderni portatili, in particolare quasi tutti i Macintosh e i Thinkpad. L’accelerometro, nell’intento dei progettisti dei laptop, è un dispositivo di sicurezza, un sensore di bruschi movimenti che entra in funzione, per esempio, in caso di caduta dell’apparecchio, dando il comando di distacco dell’hard disk per prevenire la perdita dei dati in conseguenza dell’urto. «Abbiamo pensato che questo dispositivo, in grado di rilevare i movimenti lungo due assi orizzontali e uno verticale, poteva essere trasformato in un sismografo a tre componenti, grazie a un software da scaricare gratuitamente sul proprio computer, collegandosi a un sito appositamente allestito», spiega la sismologa Elizabeth Cochran della University of California, Riverside, uno degli ideatori e organizzatori della rete. Detto, fatto, anche noi abbiamo voluto provare a connetterci con , scaricare il software su un nostro piccolo Mac (che risulta, per ora, l’apparecchio più versatile per questo impiego), e avviare il programma seismac compilato dal guru dell’informatica Daniel Griscom. In un attimo, sullo schermo del nostro computer, si è aperta una finestra che mostra tre tracciati grafici scorrevoli, uno sotto l’altro, in grado di registrare i movimenti lungo gli assi X,Y e Z.
«PROVA SU STRADA» - E poi abbiamo voluto simulare un terremoto, imprimendo alla scrivania delle oscillazioni sia ondulatorie, sia sussultorie. Con straordinaria precisione, i moti sono stati registrati in modo ben differenziato sui tre assi, fornendo per ciascuno di essi un preciso valore di accelerazione in funzione del tempo. In breve, siamo entrati anche noi nella rete degli «acchiappa-terremoti»! Ovviamente, spiegano i sismologi californiani che hanno organizzato la rete, i computer casalinghi trasmettono per lo più movimenti locali non dovuti a terremoti, causati da lavori in corso, passaggio di mezzi pesanti, eccetera. Ma quando arriva la scossa di terremoto naturale, essa si distingue dai rumori di fondo per il fatto che è segnalata contemporaneamente da una molteplicità di computer molto distanti fra loro. E ciò permette di evitare i falsi allarmi.
A CHE COSA PUÒ SERVIRE - Ma qual è l’utilità scientifica della rete acchiappa-terremoti, visto che il pianeta è già cosparso da reti sismiche gestite da vari istituti di ricerca e di protezione civile? «L’utilità sta nell’avere una quantità di informazioni aggiuntive da una rete sismica molto più fitta, anche se meno precisa –rispondono i sismologi dell’INGV Patrizia Tosi e Valerio De Rubeis-. Infatti i terremoti si manifestano con una variabilità di effetti da un posto all’altro, o addirittura da un edificio all’altro, in funzione, per esempio, delle caratteristiche del suolo e dei criteri costruttivi. Avere dati puntuali aiuta a costruire le cosiddette mappe macrosismiche che descrivono in dettaglio gli effetti di un terremoto da zona a zona e che servono, in ultima analisi, per progettare meglio l’edilizia e l’urbanistica anti sismica». Tosi e De Rubeis, da dieci anni, gestiscono sul sito dell’Ingv un servizio online di raccolta di informazioni presso il pubblico finalizzato agli studi macrosismici e intitolato: «Hai sentito il terremoto?». Grazie alle migliaia di schede raccolte dopo vari fenomeni sismici, essi hanno potuto compilare finora oltre 70 mappe macrosismiche di varie città italiane. «Avevamo già pensato di compiere un salto di qualità, sfruttando i computer dotati di accelerometri interni come sismografi. Ora che lo hanno fatto i colleghi californiani, siamo ancor più convinti che una rete del genere basata su volontari italiani sia realizzabile e stiamo studiando i criteri per lanciare anche nel nostro Paese un’iniziativa analoga, supportata dal nostro Istituto». (Franco Feresta Martin - corriere.it)
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