Siberia: dalla tundra pericolo vaiolo

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Venerdì, 28 Marzo 2008

 

MOSCA, Russia -- Il corpo giaceva supino in una cella frigorifera avvolto da decine di metri di plastica. Si vedeva che era parzialmente ricoperto da una polvere biancastra, indice che era rimasto sepolto nel permafrost per diversi secoli. Al suo corpo mancava la testa. Ma non era quello il motivo che allontanava gli studiosi. La ragione che respingeva chiunque dall’analizzarlo era il fatto che esso poteva essere affetto dal vaiolo.

Questo virus, estremamente infettivo, è stato sradicato ufficialmente dal nostro pianeta verso la fine degli anni Settanta grazie ad un’intensa campagna di vaccinazioni voluta dalla World Health Organization. Prima di allora il “variola”, questo il nome scientifico del virus del vaiolo, ha ucciso più di 300 milioni di persone. Ora è presente solo in alcuni laboratori sotterranei degli Stati Uniti e della Russia ed è conservato unicamente per scopi scientifici.

Le grandi epidemie non risparmiarono neppure le aree più a nord del pianeta, quelle artiche, dove le persone che morivano per tale malattia venivano sepolte senza particolari attenzioni direttamente nel terreno ghiacciato, chiamato permafrost.

La storia dell’uomo senza testa ritrovato nella tundra siberiana che, stando a dati non ufficiali dovrebbe aver avuto almeno 300 anni, risale agli inizi degli anni Novanta, ma solo ora è venuta alla luce perché il corpo venne sepolto nel silenzio generale poco prima della caduta del comunismo russo.

Facendo riferimento a ciò ricercatori della New York University's Science degli Stati Uniti sostengono che il pericolo vaiolo possa tornare alla ribalta proprio in seguito allo scioglimento del permafrost che risulta assai grave se sempre più profondo nelle aree a nord del pianeta. Secondo gli scienziati dell’Università, se i corpi martoriati dalla malattia venissero alla luce il vaiolo, che potrebbe essere rimasto in una sorta di ibernazione anche per secoli, potrebbe ridiventare “attivo” e poiché nessuna persona è più stata vaccinata dagli anni Settanta la diffusione del virus potrebbe causare una nuova drammatica epidemia a livello mondiale.

Al momento però nessuno sembra prendersi cura del problema, anche perché nessuno conosce i cimiteri dove vennero sepolte le persone secoli or sono in zone così remote. Forse l’aver tenuto nei laboratori americani e russi esemplari del virus potrebbe risultare di grande aiuto nel caso realmente si dovessero presentare i primi casi di vaiolo, in quanto è proprio attraverso il virus che è possibile riprodurre il vaccino.

Luigi Bignami

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