Il fenomeno, poco conosciuto, è noto come Pacific Trash Vortex e stando ad un rilevamento realizzato in queste ultime settimane sembra aver assunto dimensioni mai raggiunte da quando negli Anni Cinquanta, il fenomeno iniziò a manifestarsi.
Chris Parry del California Coastal Commission di San Francisco (Usa) è colui che ha guidato il recente sopralluogo: "Arrivando nell’area si osserva all’orizzonte qualcosa che assomiglia ad un’isola. Non è un miraggio, né una vera isola, ma un condensato tale di spazzatura che se la si pesasse raggiungerebbe i 3,5 tonnellate di peso".
La discarica interessa i primi 30 metri di mare e sta facendo piazza pulita di ogni forma di vita. Spesso una parte di tutto ciò, nel roteare continuo, finisce anche sulle spiagge delle Isole Hawaii dove si arena dando origine a depositi di plastica e altro spessi anche alcuni metri.
Il materiale che viene per lo più rilasciato in mare dagli Stati Uniti finisce in quell’area dell’Oceano Pacifico in seguito alla presenza della North Pacific Subtropical Gyre, una lenta corrente oceanica che si muove in senso orario a spirale, prodotta da un sistema di correnti ad alta pressione.
Per questa particolare situazione, l’area del Pacifico è poco o nulla frequentata sia dai pescherecci che da altre navi e dunque il fenomeno della discarica sfugge all’occhio dei più.
Ma quanto succede in quel remoto luogo dell’oceano è solo la punta dell’iceberg dei problemi che produce la plastica, soprattutto quella non biodegradabile, che contrariamente a quanto si pensa, è ancora molto utilizzata. Essa si distrugge solo in porzioni molto piccole, ma non nei suoi elementi primi. E i piccoli pezzetti di plastica creano un danno maggiore alle specie marine perché più facilmente inghiottibili.
Luigi Bignami
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