Clima: l'innalzamento delle temperature minaccia il 65% della Russia

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Giovedě, 24 Luglio 2008

E' allarme in Russia per le conseguenze che potrebbe avere su gran parte del paese il riscaldamento globale in atto: il viceministro della protezione civile Ruslan Tsalikov ha presentato oggi una relazione al Consiglio della federazione (il senato russo) che suona catastrofica. Il problema e' all'esame di tutte le principali istituzioni scientifiche russe: che si tratti di un fenomeno dovuto alle attivita' umane, o una conseguenza di cambiamenti planetari, o sia legato a entrambi, il surriscaldamento mettera' nei guai il 65% dei territori del paese, caratterizzati dal permafrost (uno strato di ghiaccio perenne che si trova nel sottosuolo) . Sono coinvolte anche grandi citta' come

Norilsk, Dudinka, Yakutsk, Vorkuta, Tiksi, nel nord del paese o in Siberia. Il pericolo e' che un eventuale scioglimento dei ghiacci sotterranei destabilizzi le costruzioni, provocando crolli a catena.''Se la temperatura aumentera' di due-quattro gradi, il cambiamento sara' irreversibile.

 

Tra 20-25 anni - ha detto il viceministro - la criozona si spostera' dai 30 agli 80 chilometri, e nel 2050 si arrivera' a 150- 200 chilometri''. Molte citta' russe sono costruite sul permafrost, in alcune zone molto profondo. Ma a Norilsk e Dudinka, le fondamenta delle case affondano direttamente nello strato di ghiaccio. ''A Iakutsk, in Siberia centrorientale, gia' nel 2030 la situazione dei crolli potrebbe essere catastrofica. Piu' del 25% delle abitazioni standard costruite fra gli anni '50 e gli anni '70 potranno essere distrutte''. E questo si verifichera' anche in altre citta'. Altro grande problema sono i gasdotti e gli oleodotti, che potrebbero venire danneggiati dallo scioglimento dei ghiacci. ''Gia' adesso registriamo 35.000 incidenti annui, di cui il 21% collegato alla perdita di stabilita' delle fondamenta e alla deformazione dei sostegni''. Piu' sinistra ancora e' la situazione nell'isola di Novaia Ziemlia, a ridosso della calotta polare, dove ci sono grandi depositi di scorie radioattive che potrebbero finire in mare. Poi ci sono le 'bombe a orologeria' innescate dal petrolio solidificato e dai metalli pesanti, sacche riversatesi in terra durante le esplorazioni dei pozzi, che la temperatura mite potrebbe far sciogliere con conseguenze drammatiche per l'ambiente. Stesso problema per il metano: i ghiacci imprigionano i due terzi delle riserve, e un improvviso rilascio avrebbe pesabnti ripercussioni per l'atmosfera.

 

Non solo il permafrost, ma le lastre di ghiaccio artico mettono a rischio la Russia: oltre alla scomparsa di specie come gli orsi bianchi e le foche, rischia di venire eliminata la cultura nenets, le popolazioni eschimesi che vivono tutt'ora in quelle zone come vivevano nei secoli scorsi, con la pesca e la caccia. ''Nel settembre 1979 il ghiaccio artico occupava 7,2 milioni di chilometri quadrati, nel settembre 2007 era a 4,3 milioni. Dal 2000 al 2005 c'e' stata una diminuzione del 20%, e solo dal 2005 al 2007 di un ulteriore 23%'', ha detto Tsalikov. Uniche consolazioni, la grande strada del nord, il percorso acqueo che consentiva per 20 giorni l'anno il rifornimento degli avamposti piu' sperduti, sara' nel 2050 aperta per 100 giorni l'anno; e lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi polari sara' molto piu' facile. (ANSA)

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