hanno fatto per la fuoriuscita di acqua dalla
centrale a Romans-sur-Isere, tra l’altro di proprietà della stessa Areva. Niente di grave (forse) ma le modalità con cui si è verificato l’incidente dell’altra centrale di proprietà di Areva, alimentano qualche dubbio. L’incidente di dieci giorni fa sarebbe infatti stato causato, secondo la ricostruzione degli ispettori dell’Autorità francese per la sicurezza nucleare, per un errore di valutazione del funzionamento dei sistemi di allarme.
Infatti, un allarme avrebbe segnalato un livello di liquido troppo alto in una cisterna di raccolta delle acque usate per la pulitura degli impianti, ma dato che secondo gli indicatori, tutte le paratie di accesso alla cisterna erano chiuse, i tecnici hanno concluso che l´allarme fosse difettoso e non hanno provveduto ad una ispezione più accurata. Questo ha fatto in modo che da una paratia difettosa l’acqua filtrasse e quindi si riempisse una cisterna che alla fine ha traboccato, riversando l’acqua di raffreddamento in un bacino di raccolta sottostante.
Ancora niente di grave (forse), se non fosse che il bacino era a sua volta fallato, e il liquido filtrava in un cantiere vicino e da lì nel terreno. Negligenza? Errore umano? Sta di fatto che non è la prima volta, a quanto pare, che incidenti di questo genere si verificano e non è la prima volta che l´Autorità se la prende con il gestore Socatri per la conduzione delle stazioni di Tricastin.
Un ulteriore conferma che parlare di sicurezza delle centrali nucleari è una mera speranza, ma non certo la realtà.
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