SAN BENEDETTO - La liquirizia che si vendeva come oro nero, la notte in cui una nave militare affondò proprio di fronte alla spiaggia della Sentina e tutti scapparono scambiandola per un'invasione, le feste da ballo nella stalla dei marchesi Sgariglia e il duro lavoro dei campi: è una Sentina affascinante, un po’ misteriosa, molto umana e ormai perduta quella dei fratelli Malizia, nati, cresciuti e vissuti nell’area dell'attuale Riserva naturale. Classe 1913 Ilde Malizia, detta Irma, due anni in meno per il fratello Giulio, che ancora fino a pochi anni fa tornava ogni tanto in bicicletta a rivedere il casolare nativo. Con loro, la figlia di Irma, Lice Verdecchia e il presidente della Riserva Pietro D’Angelo, siamo andati a visitare quello che rimane della vecchia Sentina, mentre faticosamente prende forma la nuova.
“Sono tre anni che non venivo più – ricorda, mentre si fa strada con passo sorprendentemente fermo, Giulio Malizia – che pena mi fa, prima qui era una bottiglia di profumo. Ora invece.... Rifiuti recenti, bottiglie e sacchetti di plastica soprattutto, indicano la presenza di umani indesiderati. D'Angelo s'inquieta, i Malizia s'intristiscono. A poca distanza c'è la vecchia casa padronale degli Sgariglia, quando Irma vede la stalla gli occhi chiari le brillano:Qui dentro venivamo a ballare la sera – racconta – c'erano 22 famiglie che vivevano alla Sentina, ogni famiglia erano 8, 10 persone. Si stava spesso tutti insieme, qui si facevano tutte le feste, c'era la fisarmonica e ballavamo il saltarello, la polka, la mazurka. Lungo il sentiero che conduce verso il grande casolare che i Malizia dividevano con i Verdecchia, loro cugini, cresce ancora indomita la liquirizia:Quando mio padre arava chiamava noi bambini per farne dei mucchi e la venivano a prendere fin da Silvi Marina.
Era buona e dolce e d'estate la usavamo come scacciamosche: bastava metterne un mazzetto in casa, le mosche ne erano subito attirate e allora con un sacchetto le catturavamo e buttavamo fuori. Della liquirizia Giulio ricorda una messe particolarmente prodigiosa:30 quintali nel 1950, la portammo a Roseto, si vendeva a 30 lire al quintale. 30 lire allora erano tante. Quella Sentina era spesso prodiga di doni, come la sabbia rossa lasciata dal mare dopo una mareggiata, assai ricercata per smerigliare i coltelli, 10 lire a carico. Nel 1925 casa Malizia diventa forse il primo agriturismo piceno:I bagnanti di Roma venivano, affittavano una stanza e si adattavano a vivere come noi, senza acqua e senza bagno in casa: vuol dire che anche a Roma non era tanto bello pondera Giulio. Una notte tutta la famiglia si trovò in fuga, rumori strani arrivavano dal mare:Pensammo stessero sbarcando i soldati – racconta Irma, che aveva 7 anni – solo mio padre non si mosse, non poteva camminare bene e si nascose nella stalla. Noi prendemmo qualche pagnotta, le coperte e scappammo. La mattina dopo scoprimmo che era affondata una nave. La guerra si fece sentire anni dopo, il famoso giorno di S. Rita, con le bombe a caccia delle batterie tedesche che piovvero sui campi di granturco, mancando di un soffio il capofamiglia.
Negli anni '30 l'epidemia di tubercolosi sfiorò i Malizia ma colpì in pieno i cugini Verdecchia: Morirono 5 sorelle e 1 fratello – ricorda Irma – fu allora che costruimmo una seconda scala d'accesso, per la quarantena. Prima l'ingresso era in comune. Con il mare un chilometro più distante, la Sentina dei casolari storici era rigogliosa: vigne, cocomeri, granturco, broccoli. E falchi, oche selvatiche, rondini e altri uccelli a profusione, attratti dai laghetti che non esistono più. Irma si sposa nel 1933 e va ad abitare un paio di chilometri più a nord, con il marito mezzadro del sindaco Giorgini. Giulio rimarrà fino al 1970: Era ancora tutto coltivato, poi il mare ha iniziato ad avanzare. Ora la campagna s'è guastata – dice – e i contadini di una volta non ci sono più. Fa male vederla così. (ALEX LICCIARDELLO corriereadriatico.it)
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