L’estate si è fatta viva e puntualmente, per quanto riguarda la qualità dell’aria, si torna a parlare di ozono, il gas che si forma negli strati bassi dell’atmosfera per reazione fotochimica se sono presenti contemporaneamente due fattori: l’irraggiamento solare con alte temperature e gli inquinanti atmosferici (specialmente quelli derivati da traffico). Visto che in concentrazioni elevate l’ozono può avere effetti dannosi sulla salute dell’uomo (oltre che per l’ambiente), con disturbi fastidiosi come irritazioni agli occhi, alle vie respiratorie, asma e disturbi polmonari per i soggetti più a rischio (anziani e bambini), riproponiamo i consigli che vengono rivolti alla cittadinanza che poi sono sempre gli stessi: informarsi presso le amministrazioni comunali, che nelle grandi città hanno un sistema di rilevamento e segnalazione di eventuale superamento dei valori soglia, ed evitare, anche quando scatta solo lo stato di attenzione, di uscire e specialmente fare attività fisica all’aperto nelle ore più calde (12-17).
Si ricorda che la soglia di informazione della popolazione (valore di riferimento per la protezione della salute umana) scatta con 180 ?g/m3 (microgrammi al m3) registrati come media oraria. La soglia di allarme scatta invece quando si registrano 240 ?g/m3 e in questo caso c’è rischio per la salute umana anche per esposizioni brevi.
Esiste inoltre anche un valore di riferimento per valutare l’esposizione complessiva all’ozono nel corso di un anno: 120 ?g/m3, concentrazione media su 8 ore consecutive, da non superare in più di 25 giorni in un anno. La “criticità” ozono si supera attraverso impegni strutturali di lungo periodo che riducano l’inquinamento nelle città diminuendo anche nei mesi invernali quegli inquinanti substrato indispensabile per l’innesco della reazione fotochimica che poi si sviluppa in estate. Notizie comunque incoraggianti arrivano dal rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) in relazione alla situazione dell’estate dello scorso anno. I livelli di ozono nel “vecchio” continente sono stati tra i più bassi degli ultimi dieci anni, con variazioni tra paese e paese dovute in parte alle diverse condizioni climatiche nel continente ma anche ai diversi sistemi di rilevamento, commentano da Arpat. Le analisi fatte comunque dimostrano chiaramente che seppur in diminuzione, si sono verificati frequenti casi di superamento di ozono che sono abbastanza comuni nell’area mediterranea come riportato nella tabella.
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