Essi saranno preservati per far si che giungano anche alle generazioni future e, in caso di una catastrofe di grandi proporzioni sul nostro pianeta si possa far ricorso a tali semi per continuare le colture”, spiega il suo ideatore, lo scienziato americano Carry Fowler, del Fondo fiduciario mondiale per la diversità delle culture.
Ma non servono apocalittici scenari futuri per comprendere l'utilità dell'arca di Noè per alberi e arbusti. “Basta pensare alla guerra tra Ruanda e Uganda, dopo la quale fu possibile reintrodurre alcune specie locali di fagioli solo grazie a banche di semi estere”, ricorda Andrée Sontot, dell'Ufficio di risorse genetiche francese. Proprio i semi dei vegetali tipici di paesi in via di sviluppo e di quelli più esposti ai conflitti saranno dunque in cima alla lista degli ospiti del "frigorifero".
L’arca è stata costruita sui monti dell'isola norvegese di Sptizberg e da pochi giorni una serie di motori stanno portando la temperatura interna dell’arca a -20°C. E grazie al clima artico della zona, che raggiunge la temperatura massima di -3°C, la preziosa semente non andrebbe persa neppure se si fermasse per mesi l'impianto di congelamento. La manutenzione richiede pochissimi lavori e dunque i costi per mantenere l’arca in attività nei prossimi decenni e, si spera, nei prossimi secoli saranno relativamente bassi.
La gelida dispensa servirà anche salvare la biodiversità del mondo, visto che la tendenza attuale dell’agricoltura è quella di ridurre le specie utilizzate per puntare a monocolture che danno grandi raccolti a costi bassi. I lavori da poco terminati sono stati presentati dallo stesso Fowler.
Luigi Bignami
PS: Se a seguito di future manipolazioni genetiche si riterrà "necessario" tornare alle forme originarie perché più coerenti con l'ordine della natura, il percorso a ritroso, per come lo possiamo immaginare ora, sarà praticamente impossibile dato che gran parte delle forme di vita del nostro pianeta avranno subito direttamente o indirettamente lo stesso inconsapevole destino. (RG) |