L'arno a meno 30%, ma è crisi in tutta Italia

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Venerdì, 29 Febbraio 2008

 

Dal fiume dell'alluvione al simbolo della siccita'. L'Arno nel giro di 40 anni ha perso infatti il 30% della sua portata. Un destino, quello del fiume di Firenze, condiviso anche da altri grandi corsi d'acqua. E contro l'emergenza Arno e per sviluppare una migliore gestione della risorsa, a fronte del cambiamento climatico e della maggiore siccita' il Comitato istituzionale dell'Autorita' di bacino ha approvato a Firenze il Piano del bilancio idrico del bacino dell'Arno. Un piano che, ha ricordato il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, e' il primo del genere in Italia e fornisce informazioni sulla salute del fiume dove si concentrano l'80% delle risorse idriche toscane. Ma non solo l'Arno. Oggi il problema e' piu' generale.

''Ormai fiumi come Po, Arno e Tevere, assumono sempre di piu' un carattere torrentizio - spiega Massimo Gargano, presidente dell'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi) - e quindi l'acqua non ha piu' una portata costante: ci sono periodi di magra sempre piu' ampi alternati a periodi di maggiore flusso''. E secondo l'Anbi oggi e' gia' crisi idrica al Nord ed emergenza siccita' al Sud, in particolare in Puglia e Basilicata. Di qui la richiesta ''di uno stato di emergenza per il Meridione, con una cabina di regia - afferma Gargano - e un appello forte dai consorzi di bonifica ai partiti per realizzare il piano nazionale degli invasi, ormai l'unico strumento per trattenere l'acqua''. Intanto anche i grandi laghi non se la passano bene. ''Rispetto allo stesso periodo del 2007 - afferma il presidente dell'Anbi - il Lago Maggiore segna -18 centimetri, il Garda -26 centimetri e quello di Como -10 centimetri. Poi ci sono le dighe, come quella di Occhito sul Fortore (Puglia), che al 31 gennaio conteneva 31,8 milioni di metri cubi d'acqua mentre nello stesso periodo dell'anno scorso misurava 122 milioni di metri cubi, 214 nel 2006, con una capacità del bacino di 247 milioni di metri cubi. Il bacino del fiume Temo invece, in Sardegna, oggi sta a 18 milioni di metri cubi mentre l'anno scorso era a 46 milioni''.

Per questo per ottimizzare le risorse ''occorre sbloccare le norme per facilitare e consentire l'uso delle acque reflue: su questo si gioca la scommessa per il futuro''. Di qui la rilevanza del piano per l'Arno appena approvato. ''E' importante - ha detto il segretario dell' autorita' di bacino, Giovanni Menduni - anche perche' tiene conto del cambiamento climatico ed e' ancor piu' significativo se consideriamo la siccita' degli ultimi anni. Non dimentichiamo infatti che l'invaso di Bilancino e' oggi al minimo storico e che in estate il 37% del territorio lungo cui scorre il fiume e' considerato a una criticita' molto elevata''.

Botta e risposta, infine, alla presentazione del piano tra il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio e l'ex ministro, Altero Matteoli e presidente dei senatori di An. ''Mentre Matteoli promise 100 milioni di euro che non c'erano per la messa in sicurezza dell'Arno - ha affermato Pecoraro - io avevo 14 milioni e tanti ne ho dati''. ''La messa in sicurezza di Firenze dal rischio alluvione diventa un miraggio - ha detto Matteoli - le gia' ridicole risorse messe a disposizione dal governo Prodi stanno, per la maggior parte, per essere dirottate dal ministro Pecoraro Scanio su un'opera mastodontica che con Firenze non ha nulla a che fare: la diga di Gello in provincia di Pistoia''. Pecoraro ha poi fatto riferimento al ministero dell'Economia: ''e' un freno allo sviluppo del Paese. I fondi che abbiamo destinato alla lotta al dissesto idrogeologico in Calabria e Sicilia, pari a 150 milioni di euro, sono da un anno e mezzo bloccati al ministero dell'Economia e non vengono stanziati''. (ANSA

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