Traffico e infarto. Sotto accusa le polveri ultrasottili

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Lunedì, 4 Febbraio 2008

 

Vivere a contatto col traffico automobilistico può danneggiare il cuore. Ora siamo vicini a sapere come e perché.

Finora la scienza aveva mostrato una forte correlazione tra inquinamento da traffico e incidenza dei disturbi cardiocircolatori. Un articolo dell'anno scorso pubblicato sul New England Journal of Medicine indicava la presenza di particelle di diametro inferiore ai 2,5 micrometri (note come PM2,5) come fattore scatenante.

Studi più recenti chiamano in causa anche le particelle ultrasottili: 0,18 micrometri di diametro, ma si arriva anche a dimensioni fino a 1000 volte più piccole delle PM10, in grado di scatenare processi che ostruiscono le arterie condizionando il comportamento del colesterolo "buono". Queste polveri ultrasottili non esistono in natura, ma sono prodotte dall'uomo attraverso processi di combustione ad alte temperature, per cui il corpo umano non è in gradi di difendersi da queste polveri che attraverso il sangue raggiungono praticamente ogni parte dell'organismo fissandosi in modo irrimediabile ad esso.

La novità consiste nel fatto che le particelle ultrasottili non sono ancora contemplate nella generalità dei regolamenti del traffico. Le leggi, a seguito di studi compiuti nei decenni, ancora si affannano a restringere le emissioni che contengono PM2,5 e PM10. In nome della libera circolazione dei veicoli, la popolazione urbana è destinata a fare da cavia.

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