Enel e nucleare: alla faccia della sicurezza!

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Mercoledì, 16 Aprile 2008

La vera rivoluzione è tornare al nucleare. Sovietico. Enel vuole puntare sull'innovazione, ma decide di investire sul completamento di due vecchi reattori nucleari a Mochovce, in Slovacchia. Quasi due miliardi di euro per una tecnologia obsoleta e pericolosa. Greenpeace protesta in varie città. E presso le ambasciate italiane in Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Bulgaria.

Gli attivisti italiani hanno distribuito oggi, di fronte alle sedi delle banche nelle principali città italiane, degli ironici fac-simile della pubblicità dell'Enel , perché il colosso italiano dell'energia

"predica bene, ma razzola male": dice di puntare sull'innovazione, ma investe in una centrale di tecnologia sovietica obsoleta e pericolosa, che è addirittura precedente al disastro di Cernobyl.

Greenpeace ha protestato anche di fronte alle ambasciate italiane in Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Bulgaria. Nella lettera inviata al governo italiano si sottolinea come l'Italia, che ha chiuso le proprie centrali con un referendum, non possa esportare all'estero il rischio atomico.

Le critiche principali al progetto riguardano la scarsa sicurezza, ma anche la discutibilità economica. A Mochovce verrebbero realizzati due reattori sovietici VVER-440/213, la cui progettazione risale alla fine degli anni Settanta. Sono reattori che non rispettano gli attuali standard di sicurezza occidentali e difficilmente verrebbero autorizzati in gran parte degli stati europei.

C'è inoltre un problema di legittimità, perchè il progetto è stato autorizzato nel 1986 senza nessuna valutazione d'impatto ambientale. E ancora oggi il ministero dell'ambiente slovacco si rifiuta di avviare una valutazione d'impatto ambientale.

La partecipazione finanziaria del governo slovacco all'iniziativa sarebbe poi illegale, secondo la vigente legislazione europea.

Il prossimo mese l'Enel dovrebbe prendere la decisione finale. E il governo - azionista di riferimento di Enel, con il 30 per cento circa delle azioni – può avere un ruolo chiave in questa vicenda. Per questa ragione Greenpeace lancia oggi una cyberazione e chiede di scrivere al Presidente del Consiglio Romano Prodi per dire NO agli investimenti Enel sul nucleare sovietico.

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