E l'Lhc potrebbe inghiottire il pianeta

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Giovedì, 10 Aprile 2008

GINEVRA, Svizzera -- La possibilità è remota. Eppure c'è. Il Large Hadron Collider (Lhc), il più grande acceleratore di particelle al mondo, in corso di completamento presso il Cern di Ginevra, potrebbe provocare un buco nero capace di inghiottire la Terra. E' questo, almeno, quello che sostengono due ricercatori, Walter L.Wagner e Luis Sancho.

Un'accusa pesante quella fatta dai due fisici che hanno citato in giudizio il Cern di Ginevra presso una corte alle Hawaii.

 

Wagner e Sancho hanno chiesto di fermare il progetto fino a che gli scienziati non produrranno un rapporto definitivo e dettagliato sulla sicurezza della grande macchina.

Wagner ha un passato da fisico all'Università della California, mentre Sancho è impegnato nello studio della teoria del tempo. Secondo il parere dei due ricercatori, gli esperimenti del Large Hadron Collider potrebbero generare un buco nero al suo interno capace di mangiarsi la Terra e forse, addirittura, l'intero Universo.

Così hanno citato in giudizio il Cern e hanno chiesto alla corte federale delle Hawaii di rinviare l'accensione della supermacchina europea fino a che non ci sia documentazione sufficiente per poter dichiarare l'acceleratore sicuro. La prima udienza è stata fissata per il 16 giugno.

Ovviamente il Cern non ha gradito molto e il portavoce del Cern, James Gillies, ha precisato che il tribunale di Honolulu non ha alcun potere per interdire le attività in Europa e che già due indagini hanno dimostrato la sicurezza delle ricerche del Large Hadron Collider.

Sull'argomento gli scienziati si dividono. Secondo quanto sostiene Wagner, all'interno della grande macchina si potrebbero formare dei microscopici buchi neri che, unendosi tra loro, risucchierebbero la materia, oppure ci potrebbero essere delle collisioni all'interno dell'acceleratore che potrebbero dar vita a mono-poli magnetici, capaci di trasformare la materia in qualcosa di sconosciuto.

"Il Large Hadron Collider riproduce delle reazioni analoghe a quelle che accadono centomila volte al giorno in modo naturale quando i raggi cosmici piovono sull’atmosfera e mai nessun buco nero si è creato", ha dichiarato al New York Times Nima Arkani-Hamed dell’Institute for Advanced Study di Princeton.

Secondo il presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Roberto Petronzio, le accuse hanno poco valore. "E' un’accusa infondata quella della possibile apocalisse scatenata dal nuovo acceleratore perché priva di dimostrazioni attendibili. Le affermazioni devono essere accompagnate da calcoli".

Greta Consoli

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