Popoli indigeni in seria difficoltà a seguito dei cambiamenti climatici

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Lunedì, 7 Aprile 2008

 

Le popolazioni indigene ai quattro angoli del globo dovranno affrontare le conseguenze piu' pesanti dei cambiamenti climatici, ma alcuni sono anche attrezzati con le proprie conoscenze tradizionali per riuscire a sopravvivere. Questo il messaggio contenuto in una prima analisi degli effetti dell'emergenza clima sulle popolazioni indigene, pubblicata dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Concetto ribadito di recente al convegno del Gruppo internazionale di esperti sui popoli indigeni, a Darwin, nel nord dell'Australia, e che sara' sottoposto al Forum permanente dei popoli indigeni delle Nazioni unite che si riunira' a New York dal 21 aprile al 2 maggio.

In particolare, il quadro interessa l'Artico come il Borneo, passando per Nuova Guinea e bacino del Congo. ''Queste popolazioni vivono letteralmente al limite delle loro possibilita' - spiega Gonzalo Oviedo, coautore del rapporto dell'Iucn - essendo molto dipendenti dagli ecosistemi naturali, sottoposti ad una pressione sociale e sprovvisti di una rappresentanza politica per migliorare la loro situazione. Il risultato e' che sono estremamente vulnerabili ai cambiamenti climatici''. Studiare le loro antiche conoscenze puo' pero' anche rivelarsi utile per adattarsi al nuovo clima. ''Non si tratta solo di vittime - afferma Julia Marton-Lefevre, direttore generale dell'Iucn - perche' con la loro lunga dipendenza dalla natura hanno sviluppato strategie per affrontare i cambiamenti ed eventi naturali estremi che oggi sono rilevanti come centinaia di anni fa''. Un esempio della situazione delle popolazioni indigene e' quello dei Baka e dei Bambendzele fra Camerun e Congo, alle prese con la deforestazione causata dall'industria del legname, ma anche con le piogge, sempre piu' difficili da prevedere, con le donne che non riescono piu' a pescare nella stagione secca.

Dal villaggio di Guarita in Honduras invece, uno dei pochi ad essere scampato alle peggiori distruzioni dell'uragano Mitch nel 1998, le tecniche tradizionali sono diventate un punto di partenza per l'adattamento ai cambiamenti climatici. In particolare, le coltivazioni vengono piantate sotto gli alberi le cui radici trattengono il suolo, con un sistema a terrazze che riduce l'erosione. Seriamente colpiti dai cambiamenti del clima poi gli indiani Miskito in Nicaragua o gli indigeni in Tanzania, con il Kilimangiaro sempre piu' a corto di ghiacciai, di cui si prevede la completa scomparsa entro il 2020. Secondo l'Iucn la perdita di queste popolazioni e delle loro conoscenze tradizionali potrebbe essere un grave danno per l' umanita'. Per questo, tra le altre cose, lo studio propone di includere le popolazioni indigene nei negoziati internazionali e nelle decisioni a livello locale. (ANSA)

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