Tra lotta al climate change e nucleare subito

Aggiorna la pagina

 

Sabato, 30 Agosto 2008

Esattamente un anno fa fervevano i preparativi per la conferenza generale sul clima, promossa dal ministero dell’ambiente presieduto da Pecoraro Scanio, al fine di capire come l’Italia avrebbe dovuto affrontare e difendersi dal surriscaldamento globale. Alla fine di tutto il circo fu deciso che per il nostro Paese la migliore strategia sarebbe stata quella dell’adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici e per la sicurezza del territorio, fu redatto un manifesto per il clima e furono presi i primi impegni che in parte sono stati poi tradotti concretamente nella finanziaria del gennaio 2008.

Per il Wwf due erano le grandi direttrici del documento: da una parte la riduzione consistente dei gas serra e dall’altra la richiesta di impostare gli interventi sul territorio, dalle infrastrutture alla produzione energetica, tenendo conto del loro impatto sull’ambiente rafforzando strumenti quali Via e Vas. «Se le azioni indicate da questo documento si tradurranno in atti concreti – diceva il Wwf in una nota - il tema del riscaldamento climatico, da problema sentito e sofferto dalla collettività, diventerà la leva virtuosa per mettere finalmente in sicurezza il territorio e promuovere lo sviluppo economico del paese».

Legambiente in realtà fu molto più parca negli applausi e anche greenreport evidenziò bene come quell’appuntamento traballasse su una sola gamba, perché la seconda gamba, quella dell’energia, non era stata neppure presa in considerazione. La giustificazione fu che l’energia sarebbe stata al centro della conferenza nazionale l’anno successivo.

Nel frattempo le cose sono molto cambiate: Il governo Prodi e il suo ministro Pecoraro Scanio sono stati sconfitti e sostituiti con l’esecutivo di Berlusconi che ha scelto per il dicastero dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. Di conferenza nazionale sull’energia non se ne parla neppure, perché il governo ha già deciso, senza bisogno di confronti discussioni e partecipazione: entro il 31 dicembre indicherà i siti prescelti per la costruzione delle centrali nucleari e quelli per ospitare i depositi delle scorie radioattive. I vertici di Enel si stanno consumando le mani a forza di fregarsele e continuano ad assicurare di essere pronti di avere gli uomini, la tecnologia, i mezzi (Fulvio Conti sul Corriere di oggi). In più avranno da parte loro anche il segreto di Stato (in realtà introdotto dal governo precedente, per i siti strategici), e l’esercito pronto a intervenire quando il popolo del no a tutto e a tutti i costi si renderà conto che forse fra una centrale nucleare e un impianto eolico, è probabilmente preferibile impegnarsi a non far tornare la prima: una tecnologia obsoleta e antieconomica (la quarta generazione sarà pronta tra trent’anni), insicura, pericolosa ma soprattutto incapace di chiudere il ciclo: le scorie radioattive che tali rimarranno per diverse centinaia di migliaia di anni dove saranno messe.

Del resto se un anno fa il problema era quello della miopia con cui si era scelto di non affrontare contemporaneamente le due facce della stessa medaglia (energia e clima), adesso invece il problema è che di clima neppure si parla, a meno di non farlo quando è il turno delle litanie che la Prestigiacomo va periodicamente a riversare sull’Unione europea perché gli obiettivi di riduzione dei gas serra dati all’Italia sarebbero pretestuosi e irraggiungibili (in effetti il gap fra dove dovevamo essere e dove invece siamo si allarga sempre di più, come è ovvio in assenza di una politica energetica nazionale e in assenza di scelte orientate alla sostenibilità). (Diego Barsotti - greenreport.it)

Visione ottimizzata 1024x768 pixel

Imposta come tua

"Pagina iniziale"

di Internet Explorer

Webmaster

Disclaimer

by meteorivierapicena.net