rinnovabili è evidente.
Le prime avvisaglie c´erano state già nel 2003, ai tempi della canicola, quando l´assenza di vento fermò molte pale eoliche. Gli anti-eolico e pro-nucleari francesi partirono all´attacco a testa bassa, non dicendo però che l´afa soffocante e il caldo intenso avevano costretto a fermare anche diversi reattori nucleari, il cui raffreddamento era diventato impossibile. In Francia l´attacco all´eolico è ripartito recentemente in maniera massiccia con un grande dossier pubblicato da Le Figaro l´11 febbraio 2008 dove, con calcoli molto contestati e contestabili, si presumeva che l´eolico sarebbe costato alla Francia da 3 a 5 miliardi di euro all´anno. Il dossier del filonucleare Le Figaro taceva sul fatto che nel 2006 la Francia importava già petrolio e gas per 49 miliardi di euro e che lo smantellamento delle centrali nucleari e la gestione, molto problematica fino all´impossibilità, delle scorie radioattive costerà centinaia di miliardi.
La funzione di punta avanzata del fronte anti-eolico è svolta in Francia da Christian Gérondeau, autore di "Écologie, la grande arnaque" (Ecologia, la grande truffa), ospite fisso dei salotti televisivi e citato da tutti i giornali.. Gérondeau è il presidente della Fédération française des automobiles clubs. quindi non un esperto di ambiente ed energia ma al contrario di produzione di inquinamento... Ma, come succede spesso anche in Italia ai paladini della lotta contro l´eolico (e a quelli pro-nucleari), Gérondeau beneficia di una incredibile copertura di stampa per denunciare il "pericolo eolico". Tanto che la Rete "Sortir du Nucléaire" polemizza: «E´ comprensibile che la potente lobby dell´automobile voglia distogliere l´attenzione dai suoi inquinamenti, molto reali. Ma è curioso che dei media si prestino a questa operazione di disinformazione».
L´altro braccio armato del fronte anti-eolico francese è la "Fédération environnement durable" (federazione ambiente sostenibile) che, dietro un nome che lascia credere di trovarsi davanti ad ambientalisti, nasconde gruppi di consolidati interessi che, direttamente dal sito web ufficiale, propugnano la necessità di continuare ad investire nel nucleare per evitare di far costruire le brutte pale che disturbano il paesaggio.
Gli anti-eolico hanno addirittura organizzato nel 2007 una manifestazione nazionale a Parigi che è stato però un flop clamoroso con poche centinaia di partecipanti, un migliaio per le stime più generose. Qualche settimana dopo una manifestazione contro il nucleare ha raccolto a Parigi 60 mila persone. Eppure (o forse proprio per questo) anche in Francia il florilegio degli articoli contro l´energia del vento non cessa, ma appare sempre più evidente che dietro gli argomenti proposti ci sono filo-nuclearisti mascherati.
Così gli antinucleari francesi sono diventati i più strenui difensori dell´eolico: «Secondo i pro-nucleari, il solo criterio valido per valutare una energia sarebbero le emissioni di CO2 -. si legge in un dossier di "Sortir du Nucléaire" - Questo favorisce il nucleare, che ne emette relativamente poca (cosa del resto sempre meno vera perché le operazioni di estrazione dell´uranio emettono quantità crescenti di CO2). Ma non c´è alcuna ragione per piegarsi a questo diktat. Un´ energia deve essere valutata su un insieme di criteri: rischi di catastrofi, emissioni nell´ambiente, produzione di rifiuti (radioattivi o altri), creazione di posti di lavoro, decentralizzazione e democrazia. Quel che è certo, è che l´eolico è un´energia pulita e rinnovabile, il nucleare è un´energia sporca e non rinnovabile».
Ma se l´eolico non produce CO2 è accusato di emetterla indirettamente, visto che l´intermittenza della produzione eolica comporterebbe la messa in servizio di centrali a gas e carbone per compensare la produzione di elettricità. La realtà è semmai il contrario: «quando c´è vento possono essere fermate le centrali inquinanti, termiche o nucleari - sottolineano gli ambientalisti francesi - E´ rarissimo che il vento sia assente dappertutto: se i parchi eolici sono giudiziosamente ripartiti sul territorio dell´Esagono ci sono sempre impianti eolici che funzionano. Del resto, le previsioni meteo riguardanti il vento sono molto precise, è dunque più facile prevedere la produzione eolica… e i bisogni di produzione delle altre filiere. La produzione eolica è certo intermittente, ma può essere perfettamente accoppiata ad altre produzioni rinnovabili (idroelettrico in particolare). E´ quindi perfettamente falso pretendere che l´eolico implichi l´utilizzo di centrali termiche».
L´intermittenza dell´eolico può essere risolta con sistemi di stoccaggio dei surplus di energia durante i picchi produttivi (per esempio la compressione d´aria o lo stoccaggio d´acqua in bacini idroelettrici) che permettono di produrre elettricità in caso di mancanza di vento. «Solo quelli che non credono al progresso, in particolare chi sostiene il nucleare, energia arcaica, sono scettici sulla messa in opera di queste tecniche "anti-intermittenza"», dicono a "Sortir du Nucléaire". Ma, a proposito di intermittenza, un altro dato rimane ben nascosto: un reattore nucleare rimane inattivo per il circa il 20% del tempo, molto di più in caso di incidente. In realtà, è quindi il nucleare che manca di flessibilità nella sua produzione, che deve essere accoppiata continuamente a centrali termiche che coprono le punte di consumo elettrico. Quindi è il nucleare ad essere responsabile di notevoli emissioni di CO2 nella Francia atomica.
Ormai, nel mondo ci sono 100.000 MW eolici installati, che producono in realtà quanto 30 reattori nucleari, ma le cifre dell´energia del vento sono in aumento esponenziale e l´eolico sta diventando un´energia "di massa". E quando una nuova energia diventa diffusa disturba chi produce quelle "vecchie" e di solito trova anche avversari disinteressati, magari mossi da intenti puramente estetici, che non vedono quali enormi interessi e pericoli ci siano dietro la difesa dello status quo energetico che, escludendo e criminalizzando l´energia alternativa più matura, rilancia di fatto il nucleare. Come hanno ben capito in Francia. (Umberto Mazzantini)
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