Dalla caccia al whale-watching e negli oceani tornano le balene

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Giovedì, 14 Agosto 2008

LONDRA - Anche tra gli animali chi è più simpatico, estroverso, giocherellone finisce per ricevere più attenzioni e passarsela meglio. Così, se in generale i cetacei inseriti nella lista rossa delle specie in pericolo di estinzione continuano a essere numerosi, le balene megattere sono riuscite a entrare nel novero delle specie vulnerabili ma non a grave rischio, perché negli ultimi anni si sono moltiplicate.

La Iucn, Unione mondiale per la conservazione della natura, ha reso noto i risultati di una verifica sullo stato di salute di questi mammiferi, i nostri cugini che hanno scelto di tornare in mare. In generale, non è una bella

immagine: un quarto dei cetacei rischia di sparire da mari, oceani e fiumi. Se per una specie vengono attuati i programmi di salvaguardia, per molte altre poco o nulla si riesce a fare: sono soprattutto i piccoli cetacei che vivono sulle coste e nei fiumi, facili prede delle reti dei pescatori, a rischiare di più.

Se la megattera (Megaptera novaeangliae) e la balena australe (Eubalaena australis) riescono a crescere di numero invece che diminuire, molto si deve alle moratorie sulla caccia e all'impulso dato all'osservazione per diletto dei cetacei, il "whale watching". La megattera, in particolare, è una delle specie più spettacolari da osservare perché salta fuori dall'acqua e quando i maschi sono vicini all'accoppiamento si esibiscono in spruzzi e battiti di pinne formidabili. Secondo gli ultimi dati della International Whaling Commission ogni anno sono circa centomila i turisti che viaggiano per vedere le balene e si prevede che diventeranno almeno 120 mila nei prossimi due anni. Si tratta di un giro di affari allettante, che può convincere anche Paesi cacciatori come l'Islanda a cambiare rotta: solo nell'isola del Nord il whale watching porta un giro d'affari di oltre otto milioni di euro all'anno.

La Iucn sottolinea però che, nonostante i miglioramenti nei programmi di conservazione e di sostegno al whale watching nelle nazioni che hanno finora avuto vantaggi economici dalla caccia, la situazione complessiva dei cetacei è grave. Circa un quarto è considerato minacciato di estinzione e oltre il 10 per cento, nove specie, è classificato nella più alta categoria di rischio. E gli esperti ritengono che la situazione sia in realtà ancora peggiore, perché mancano dati competi per 44 specie, cosa che pone la ricerca in questo campo tra i primi obiettivi delle associazioni per la salvaguardia dei cetacei.

I ricercatori dell'Iucn si dicono sicuri che una volta ottenute maggiori informazioni la situazione apparirà ben peggiore, perché tutto ciò che minaccia i cetacei, cioè la pesca con le reti, il deterioramento dell'habitat, la diminuzione delle prede e i rumori, è in costante aumento.

Particolarmente grave è infatti la situazione dei cetacei costieri e d'acqua dolce, come l'Orcaella brevirostris (Orcaella brevirostris), un delfino che vive nell'Irawaddy, la neofocena (Neophocaena phocaenoides) e la pontoporia (Pontoporia blainvillei) del Sudamerica, tutti vicini all'estinzione. E infatti proprio nei fiumi, negli estuari e lungo le coste è più intensa l'attività umana che minaccia questi animali. I ricercatori ritengono, valutando l'incidenza di questi fattori, che la prossima specie a estinguersi sarà la focena del Golfo di California o vaquita (Phocoena sinus), della quale restano solo circa 150 esemplari. Ma ogni anno nelle reti dei pescatori ne finisce il 15 per cento, cosa che non fa essere ottimisti. (Cristina Nadotti - repubblica.it)

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