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Un nuovo studio sull'estinzione dei giganteschi animali preistorici australiani contraddice l'opinione scientifica prevalente, secondo cui fu il cambiamento climatico a causare la loro scomparsa. La ricerca guidata da scienziati della scuola di scienze ambientali e della terra dell'universita' di Wollongong, con la collaborazione di colleghi britannici dell'universita' di Exeter e pubblicato sulla rivista Usa 'Proceedings of the National Academy of Sciences', mostra che nell'isola di Tasmania, a sud del continente australiano, vivevano sette specie preistoriche quando giunsero per la prima volta esseri umani. Gli studiosi hanno datato a 41 mila anni fa dei fossili di megafauna trovati in una caverna di Mount Cripp, dimostrando che canguri di 120 chili e marsupiali simili a rinoceronti e a leopardi, erano sopravvissuti in Tasmania fino ad un massimo di 2000 anni dopo l'arrivo dell'uomo, che era giunto dal continente attraverso una striscia di terra allora emersa. Lo studio indica inoltre che non vi furono allora cambiamenti drammatici nel clima dell'isola.
La Tasmania e' importante nel dibattito, perche' si riteneva finora che le sette specie di megafauna fossero tutte scomparse prima dell'insediamento umano, il che suggeriva che la colpa fosse del cambiamento di clima. La Tasmania era isolata dall'oceano fino a 43 mila anni fa, quando emerse un ponte naturale di terra, rimasto fino a 37 mila anni fa. ''L'argomento a favore del cambiamento climatico come causa di questa estinzione di massa e' ora seriamente compromesso'' scrive Richard Roberts dell'universita' di Wollongong. ''E' triste - aggiunge - pensare che i nostri antenati abbiano svolto un ruolo primario nell'estinzione di queste specie, ed e' ancora piu' triste se consideriamo che questa tendenza continua ancora oggi''. (ANSA).
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