ROMA - Sono trascorsi oltre quindici giorni da quando il ciclone Sidr ha devastato il Bangladesh. Continua la conta delle vittime, dei danni e delle emergenze. E prende forma il soccorso internazionale, la gara degli aiuti, il bilancio delle offerte dei Paesi donatori.
Le vittime, i danni. Secondo le ultime cifre fornite dal governo di Dacca, i morti sono 3.033, ai quali si aggiungono 1.724 dispersi (ma la cifra complessiva potrebbe essere di tre-quattro volte superiore) e 29 mila feriti. Sono oltre un milione e mezzo le famiglie colpite dal ciclone, che ha provocato oltre 3 milioni di profughi (evacuati in precedenza dalle zone distrutte) e un totale di 6 milioni 700 mila persone diversamente interessate dal disastro e a rischio fame e epidemie. Superano il milione anche le case distrutte, mentre 650 mila ettari di coltivazioni sono stati devastati.
Gli aiuti internazionali. Sarebbe di oltre 400 milioni di dollari l'ammontare complessivo degli aiuti che i Paesi donatori hanno annunciato. Cento milioni di dollari provengono dai Paesi donatori. Ad essi vanno aggiunti i 250 milioni di dollari messi a disposizione dalla Banca Mondiale. Le Nazioni Unite hanno garantito 15 milioni di dollari attraverso l'OCHA, l'Ufficio per gli affari umanitari. La Commissione europea ha stanziato 6 milioni e mezzo di dollari, anche il mondo delle organizzazioni religiose sta offrendo un contributo (la Caritas Internationalis ha offerto 2 milioni di dollari), mentre la Cei ha messo a disposizioni 2 milioni di euro.
L'Italia. Per quanto riguarda il governo italiano, il ministero degli Esteri ha inviato generi di prima necessità per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, 100 mila euro sono stati versati in favore della Federazione internazionale delle Croci e Mezzelune Rosse, e 400 mila euro a beneficio del Programma alimentare mondiale. E dopo il primo aereo, è arrivato in Bangladesh un secondo volo, partito dalla base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi, con beni di prima necessità del valore di circa 500 mila euro: tende, coperte, teloni in plastica, sistemi di purificazione e distribuzione dell'acqua, generatori e medicine.
Unicef, allarme malnutrizione. L'Unicef denuncia il rischio sanitario per i bambini esposti a malattie e fame nelle aree colpite. "Si tratta di migliaia di donne e bambini" spiega Iyorlumun Uhaa, responsabile Unicef in Bangladesh per sanità e nutrizione: "La metà delle persone colpite è composta da bimbi, e uno su otto ha meno di 5 anni. Il calo delle temperature e i rischi che freddo, fame, traumi e malattie infettive comportano per i più piccoli si moltiplicheranno, se non saranno immediatamente forniti aiuti salvavita''.
La macchina si sta muovendo. "La macchina degli aiuti si sta muovendo - commenta Marco Bertotto, direttore di Agire - il segnale è incoraggiante. Anche dall'Italia cominciano ad arrivare le prime donazioni. In attesa che le promesse di aiuti si traducano in risposte concrete, è necessario offrire il proprio contributo per le necessità immediate".
Gli operatori sul posto. Le organizzazioni di Agire sono in prima linea. "Abbiamo bisogno di moltissimi aiuti", spiega Mohammed Zakaria di Action Aid. Gli operatori di Save The Children stanno distribuendo biscotti energetici, coperte e altro materiale indispensabile. L'acqua potabile è tra le priorità: Save The Children ha installato due impianti mobili per la distribuzione nei distretti di Bhola e Jalakhati, grazie ai quali 2.700 famiglie hanno avuto accesso a oltre 30 mila litri d'acqua. "Come sempre in presenza di un alto numero di profughi, c'è il rischio di malattie favorite dall'utilizzo di acqua non pulita", dice Kate Conradt di Save The Children. Unni Krishan, medico di Action Aid, invita a fare in fretta, visti i primi casi di dissenteria e colera: "Urge acqua pulita e assistenza medica, per i problemi di salute pubblica che pone un disastro di queste proporzioni. Dobbiamo cercare di evitare l'insorgere di epidemie" (da Repubblica)
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