Clima, mutamenti inevitabili, pericolo per un miliardo di persone

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Mercoledì, 28 Novembre 2007

ROMA - Mutamenti climatici inevitabili e un miliardo di persone gia' oggi in pericolo per eventi catastrofici causati dall'emergenza clima. Adattarsi significa pagare ora 86 miliardi di dollari l'anno entro il 2015. Il mondo deve agire con ''urgenza'' e l'obiettivo deve essere ambizioso con ''limiti piu' rigorosi'' nel post-Kyoto, cioe' dopo il 2012: tagliare i gas serra dell'80% entro il 2050.

Questa la fotografia scattata dal Rapporto sullo sviluppo umano 2007-2008, 'Resistere al cambiamento climatico' dell'Undp, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Oltre 400 pagine per tirare le fila dell'emergenza clima a una settimana dall'apertura della Conferenza mondiale di Bali (3-14 dicembre).

Secondo il rapporto, mutamenti pericolosi del clima ''saranno inevitabili'' nei prossimi 15 anni se le emissioni seguiranno la tendenza dei 15 anni precedenti. Per questo i cambiamenti climatici ''impongono all'umanita' scelte sostanziali'' e per evitare ''rischi catastrofici'' si puo' ''solo'' scegliere di ''intervenire con urgenza'' ma la ''consapevolezza di questa urgenza al momento manca''. Tra le novita' del Rapporto, la proposta di istituire un fondo ad hoc di 25-50 miliardi di dollari l'anno per le energie sostenibili.

Ecco i principali effetti dei cambiamenti climatici:

  • POPOLAZIONI IN PERICOLO: quasi un miliardo le persone che gia' oggi rischiano eventi catastrofici: 344 milioni quelle esposte a cicloni tropicali, 521 milioni a inondazioni, 130 a siccita', 2,3 milioni a frane. L'approccio attuale all'emergenza clima sara' cruciale per il 40% piu' povero, cioe' circa 2,6 miliardi di persone. Per dare un'idea delle proporzioni, nei Paesi Ocse le catastrofi climatiche hanno colpito un abitante su 1.500, mentre nei Paesi in via di sviluppo il dato e' di 1 su 19.

  • SALUTE: la diffusione delle principali malattie mortali potrebbe aumentare come la malaria, che gia' causa circa un milione di decessi all'anno e potrebbe colpire altri 220-400 milioni di persone. Inoltre l'espansione della febbre di dengue potrebbe aumentare le persone a rischio da 1,5 miliardi a 3,5 miliardi entro il 2080.

  • SICUREZZA ALIMENTARE: la malnutrizione potrebbe colpire 600 milioni entro il 2080.

  • ECOSISTEMI: meta' dei sistemi di barriere coralline e' soggetto allo sbiancamento e i ghiacci si stanno sciogliendo, specie nella regione artica. Con un aumento delle temperature cosi' veloce piante e animali sono in pericolo: se il Pianeta dovesse scaldarsi di 3 gradi, il 20-30% delle specie terrestri sarebbe a rischio estinzione. Ecco invece le possibili contromisure:

  • OBIETTIVI: riduzione di gas serra di almeno l'80% entro il 2050, con riduzioni del 20-30 per cento entro il 2020 per i paesi ricchi; riduzione del 20% di emissioni entro il 2050 per i paesi in via di sviluppo. Obiettivo totale di emissioni e' di 450 parti per milione con una soglia del rischio a 2 gradi su livelli preindustriali

  • EMISSION-TAX: tassazione delle emissioni a un livello di 10-20 dollari per tonnellata di Co2 nel 2010 con incrementi annuali fino alla quota di 60-100 dollari per tonnellata di Co2. l' adozione di sistemi di contenimento di scambio di quote di emissioni che riducano del 20-30 per cento le emissioni di Co2 entro il 2020: il 90-100 per cento dei permessi deve essere scambiato entro il 2015.

  • ADATTAMENTO: servono finanziamenti ''nuovi e aggiuntivi'' pari ad almeno 86 miliardi di dollari l'anno entro il 2015.

  • FONDO MITIGAZIONE: Fondo mitigazione cambiamenti climatici (Ccmf) da 25-50 miliardi di dollari l'anno per investimenti in energie a basse emissioni nei paesi in via di sviluppo.

  • MIX ENERGETICO: il nucleare avra' un ruolo importante ma non sara' la soluzione. Il 20% di rinnovabili fissato dall'Ue per l' elettricita' ''e' realizzabile''. Importanti i capitoli efficienza energetica e cattura e stoccaggio delle emissioni

  • POST-KYOTO: giungere a un accordo internazionale vincolante che comprenda i paesi in via di sviluppo e dove i paesi industrializzati assumano un ruolo guida. (ANSA)

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