Il WWF: "L'orso marsicano rischia di scomparire"

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Domenica, 9 Dicembre 2007

L'orso marsicano rischia di scomparire. Il pericolo di estinzione non è lontano e l'allarme lanciato dal WWF e dall'associazione "Amici dell'Orso Bernardo" è di enorme serietà: si richiedono immediate contromisure al dilagare di azioni insensate, come quelle avvenute di recente nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. La triste sorte toccata ai tre orsi adulti e ai due cuccioli ritrovati morti parla da sé. È una situazione di somma emergenza: basti pensare, spiega Dante Caserta, Presidente del WWF Abruzzo, che "parliamo, con queste uccisioni, dell'annullamento di circa un decimo del patrimonio faunistico dell'orso marsicano, dato che le ultime stime attestano una presenza oscillante tra i trenta e i cinquanta esemplari".

Come arginare un pericolo di tale portata? "Abbiamo stanziato contributi per i radiocollari, abbiamo procurato recinti elettrificati per chi produce il miele. Come associazione, abbiamo dato degli input, ma è necessario, al contempo, l'intervento delle pubbliche amministrazioni. Il volontariato, da solo, non basta." È questo il senso della fiaccolata che ha avuto luogo, qualche settimana fa, per gli orsi avvelenati, a Bisegna (AQ), un modo per testimoniare lo sdegno dinanzi alla barbarie appena consumata e per progettare un impegno effettivo, concreto e immediato nella tutela della specie.

Daniela Ida Conte, dell'associazione "Amici dell'Orso Bernardo", riferisce delle plurime testimonianze di affetto registrate nei confronti di Bernardo e degli altri. "Noi tutti abbiamo una grande responsabilità: salvare l'estinzione di questo animale, che non è soltanto creatura colpita con dolo ed efferatezza, è anche un simbolo vero dell'Abruzzo. Colpirlo significa, dunque, danneggiare l'immagine stessa della regione". Alla conferenza interviene anche Michele Candotti, segretario generale del WWF Italia: "Uno strumento fondamentale per salvaguardare l'orso potrebbe essere il PATOM (Patto per la Tutela dell'Orso Marsicano), ma sono venute proposte interessantissime anche dalla gente. Esse si uniscono alle instancabili indicazioni che, da anni, perpetua il WWF, nella direzione di una preventiva azione di salvaguardia, a livello di bracconaggio, caccia, turismo invernale e tanti altri aspetti legati al territorio, alle sue attività e alle infrastrutture presenti".

Tra i nuovi provvedimenti, emerge l'introduzione della figura di un avvocato, dal momento in cui ci si è costituiti "parte civile" e si palesa la necessità di un presidio costante da tenere nel parco, che sfugga al controllo dei trasgressori. "Bisogna dare continuità all'azione e non allentare, in alcun modo, la vigilanza. È necessario istituire norme più rigide contro gli avvelenatori e avviare una redazione ben coordinata per i piani di sviluppo rurale. Dal canto loro, investigatori e magistratura facciano il loro dovere per prendere i responsabili del reato". Importante, al fine di un quadro più chiaro e ricco, l'intervento di Augusto De Sanctis, teso ad analizzare le conseguenze a catena che un avvelenamento può produrre nel bioequilibrio di un parco. Cita, ad esempio, l'episodio di un'aquila reale morta, dopo aver ingerito una volpe che, a sua volta, aveva assunto del veleno depositato da irresponsabili, oppure l'episodio della morte di dieci grifoni, cibatisi di una carcassa. La sua "voce" si concentra anche sulle atroci sofferenze che procurano agli animali alcuni strumenti atti alla loro uccisione, ad esempio il cappio, che infligge ore ed ore di agonia, prima di finirli. Ai solleciti richiami finora enunciati, si unisce, infine, quello, per nulla scontato, del coordinatore WWF Lazio, Raniero Maggini: "Torno sulla gravità dell'atto, per evidenziare un elemento non secondario della vicenda. L'azione compiuta di recente non è grave soltanto a livello scientifico, lo è anche per tutti noi. Mi permetto di ricordare che avere un ambiente paesaggisticamente più ricco e tutelato è una garanzia di benessere per tutte le persone".

 

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